Il nostro popolo cristiano è radunato nelle case, un po’ come i primi cristiani e questo mi conforta

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Oggi un’altra testimonianza, quella di don Franco Farsaci parroco in Santo Stefano protomartire a Milazzo

di don Franco Farsaci

La mia parrocchia è dedicata a Santo Stefano Protomartire. Si trova al centro di Milazzo in pieno centro storico, è la più antica della città e conta circa 8.000 abitanti. La parrocchia si estende intono al Duomo e oltre. La sua popolazione, quella che abita intorno alla Parrocchia tende ad invecchiare perché non c’è ricambio generazionale. Né vi sono molte persone immigrate. Sono anche vicario della zona tirrenica della Diocesi e devo curare i rapporti – seppur telefonici in queste settimane – con 60 parrocchie.

Devo ammettere che ho provato all’inizio delle misure di restrizione una brutta sensazione anche perché noi non siamo abituati a vivere da soli, vedere i nostri locali vuoti, così come anche i banchi della nostra Chiesa. Questo mi ha colpito e rattristato. Certamente so che al di là dei banchi il nostro popolo cristiano è radunato nelle case, un po’ come i primi cristiani che non avevano luoghi di culto e pregavano in casa, e questo mi ha confortato molto. Ad essere sincero la sensazione più brutta l’ho avuta la notte di Pasqua perché celebrare la Veglia pasquale, la madre di tutte le veglie, in una chiesa vuota mi ha colpito e commosso.

Per proseguire la catechesi un aiuto significativo lo abbiamo dai mezzi di comunicazione. Ogni giorno celebro la Messa quotidiana, animata anche da qualche collaboratore, nel limite delle restrizioni imposte, e devo dire che è seguita da un buon numero di parrocchiani.

Una volta la settimana poi facciamo il catechismo con i bambini collegati tramite telefono e l’assistenza dei genitori. Grazie all’impegno e alla fantasia delle catechiste inviamo dei contenuti di catechesi in cui invitiamo i bambini a realizzare dei lavoretti e a rinviare a noi le immagini di questi che sono il frutto del loro lavoro. Alla fine di questo tempo particolare si potrebbe realizzare in parrocchia una piccola mostra di tutti i lavori. In preparazione al mese di maggio abbiamo invitato i bambini a lavorare e riflettere sul Rosario. Si è iniziato a spiegare cosa è il Rosario, come è fatta la coroncina, quali sono le preghiere che si recitano utilizzando l’esperienza dei genitori e dei nonni, se in questo momento vivono con loro.  Anche il gruppo degli adolescenti ha lavorato bene e ha prodotto un video, nelle loro case con vari collegamenti, sul Kerigma che hanno fatto girare tra i parrocchiani che è stato molto apprezzato. È stato il loro modo di dire: “noi ci siamo e facciamo Pasqua anche noi”.

Non abbiamo abbandonato la catechesi settimanale degli adulti, ormai consolidata nella nostra comunità. Anche per loro un momento di formazione.

Altro impegno prioritario è stato quello della carità. In parrocchia abbiamo il “Centro di Solidarietà”, struttura organizzativa finalizzata anche a questo scopo ed utilizziamo anche la collaborazione della San Vincenzo.  Quindi siamo in grado di distribuire beni alimentari sia in parrocchia che a domicilio. Questi casi sono i più delicati e importanti. Ma con la dovuta discrezione riusciamo a far fronte ad ogni richiesta. Il numero delle famiglie bisognose è aumentato. Cito un caso recentissimo, quello di due coppie di famiglie giovani una delle quali con un bambino piccolo che erano in grave difficoltà perché lavoravano tutti nel settore della ristorazione, chiuso ormai da molte settimane. Una nostra operatrice ne è venuta a conoscenza e siamo stati in grado di aiutarli, nel più assoluto anonimato.

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