“Si aprì una porta nel cielo: la cattedrale di Monreale”: il mio contributo da volontaria alla realizzazione della mostra

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di Maria Elena Di Carlo

Per la seconda volta ho partecipato alla realizzazione del Meeting, contribuendo alla costruzione di una mostra. Quest’anno ho avuto l’opportunità di partecipare a quella dal titolo: “Si aprì una porta nel cielo: la cattedrale di Monreale”.

Il progetto prevedeva una ricostruzione in scala della cattedrale di Monreale e di alcuni siti connessi. Quando a noi studenti del Politecnico di Milano ci c’è stato affidato il compito di dover, letteralmente, mettere su una cattedrale siamo rimasti entusiasti

Eravamo una decina di ragazzi provenienti dalla stessa facoltà, ma con diverse specializzazioni; non tutti ci conoscevamo bene, ma l’obiettivo di ciascuno di noi era stupire i visitatori. Per me è stata una vera sfida poiché sono poco paziente e poco minuziosa, ma tutti volevamo curare ogni minimo dettaglio.

Quella settimana mi ha educato molto e mi ha sorpreso perché per tutti noi, quel posto era diventato casa, non solo perché era ormai familiare ma perché tra di noi si era creata un’intesa, se si può definire così. Ci aiutavamo o ci consigliavamo a vicenda, senza sottomettere o colpevolizzare l’altro per un errore. Si percepiva una contentezza e un’armonia tra di noi che non si era creata in università e di cui non si poteva essere che grati perché solo così si stava di fronte alle fatiche l’uno dell’altro.

Infatti il Premeeting, cioè lo spazio di due settimane in cui si preparano e organizzano gli stand ove si svolgono le attività nella settimana successiva, è un momento molto faticoso per i volontari. A volte si costretti a tornare in fiera anche dopo cena. Eppure quella “Cattedrale” era stata portata avanti sempre con sorriso e determinazione, soprattutto collaborando, cercando di reagire e aiutandoci di fronte agli imprevisti che si erano creati negli ultimi giorni, guardandoci sempre con grande umanità. Ogni giorno si ritornava in “cantiere” perché si sapeva che avremmo lavorato in modo diverso da come siamo abituati a pensare o a fare. Così gli ultimi giorni mi chiedevo e mi chiedo tuttora se anche gli operai di Monreale nonostante le loro diversità culturali avessero lavorato come abbiamo fatto noi in quei pochi giorni.

Un’altra sorpresa è stata costituita dal rapporto con i mulettisti e i falegnami che ci portavano nuovi pezzi da aggiungere, o altri volontari che ci aiutavano a completare: prima di andare via si soffermavano a fare un giro della mostra, e nei loro occhi era possibile leggere grande meraviglia.

Anche durante il Meeting amici e conoscenti sono rimasti esterrefatti e non credevano che avessimo fatto ciò. C’era perfino chi mi fermava solo per farmi sapere di averla vista. Queste occasioni mi hanno fatto rivivere la settimana precedente e hanno reso più evidente il motivo per cui sono una semplice volontaria: il desiderio ogni anno di incontrare una bellezza che mi possa disarmare nonostante il lavoro e l’impegno richiesto. Una bellezza che spesso si rivela solamente in conclusione della mostra o negli occhi dei primi visitatori, ma che in realtà accompagna fin dall’inizio.

 

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