La pandemia di PADRE PIO.

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di Francesco Inguanti

Tra i tanti “effetti collaterali” della pandemia vi da annoverare è la ricerca e la riproposizione di eventi storici, letterari, artistici e similari che si sono succeduti nei secoli precedenti, a partire dalle pagine dei Promessi sposi sulla peste, per tentare da parte di alcuni riferimenti analogici all’oggi, puntualmente smentiti da parte di altri. Superfluo quasi aggiungere la dovizia di pubblicazioni che hanno ripercorso questo filone.

Tra questi va annoverato un agile libretto di Stefano Campanella, dal titolo “La pandemia di PADRE PIO. Discepolo dell’Addolorata”, edizioni San Paolo. La lettura piacevole per la semplicità del linguaggio e la brevità delle pagine conduce subito al fatto da raccontare. Infatti, non tutti sanno che la pandemia della spagnola dell’inizio del secolo scorso colpì anche l’allora giovane cappuccino nel convento di San Giovanni Rotondo, Padre Pio, nonché alcuni membri della sua famiglia. Per l’appunto morirono a causa del virus la sorella Felicita di 29 anni e il nipotino Pellegrino di 4 anni. L’avvenimento attorno cui ruota la ricostruzione fatta da Stefano campanella è il voto al Signore da Padre Pio: si impegnava a pregare solo per gli altri, e non per se stesso. In tal modo, come il libro documenta, riuscì ad ottenere la guarigione dalla spagnola di tante persone a San Giovanni Rotondo. Invece alle sue figlie spirituali chiedeva preghiere per i suoi, ovviamente anche per la madre. E, in questo caso, le preghiere furono accolte e sua madre guarì.

Per completezza va detto che anche Padre Pio si ammalò. Avvertì i primi sintomi della spagnola all’inizio del settembre 1918, poi si riprese e stette meglio intorno al 20 del mese. Poi ebbe una ricaduta, che lo portò ad essere indisposto fino alla metà di dicembre. Durante la malattia ebbe febbri molto alte e soffrì di broncopolmonite, causate dal virus. Ma infine guarì, mentre la morte dei famigliari fu motivo di grande sofferenza.

La ricostruzione degli avvenimenti di quei mesi è suffragata da molti documenti, soprattutto epistolari, in cui Padre Pio esprime il dolore per la sofferenza patita da tanti e sostiene la speranza da dare a tutti. Allora, come ora, in molti chiedevano il senso di tanti patimenti. Non sottraendosi scrive così a Margherita Tresca: “Soffri, ma rassegnata, perché la sofferenza non è voluta da Dio, se non per la sua gloria e per il tuo bene: soffri ma non temere perché la sofferenza non è castigo di Dio, sibbene un parto di amore che vuole rendermi simile al Figliosuo: soffri, ma credi pure che Gesù stesso soffre in te e per te e con te e ti va associando nella sua passione e tu in qualità di vittima devi pei quello che ancora manca alla passione di Gesù cristo…. Ti affanni, figliola mia, a cercare il Sommo bene: ma in verità è dentro di te e ti tiene distesa sulla nuda croce alitando forza per sostenere il martirio insostenibile e amore per amare amaramente l’amore”.

Senza farsi condizionare dal linguaggio del tempo, il contenuto è di grande attualità e la persona di Padre Pio, non a caso elevata alla gloria degli altari, ci è di grande aiuto per sostenere anche la nostra fatica.

Il libro riporta anche molti piccoli e grandi avvenimenti accaduti in anni successivi sempre su questo argomento. Uno è particolarmente significativo. Nel luglio del 1947 una motobarca si rovesciò a cento metri dalla riva dell’isola Gallinara, e perirono 43 bambini degli 84 che erano a bordo, oltre che degli adulti che li accompagnavano. Nei giorni successivi il giornalista Giovanni Gigliozzi, trovandosi a San Giovanni Rotondo chiese a Padre Pio il perché di quel fatto così assurdo. “Sta bene a sentire”, risposte il Frate. E dopo una pausa continuò: “C’è una mamma che sta ricamando. Il suo figliuolo, seduto su uno sgabelletto basso, vede il lavoro di lei; ma alla rovescia. Vede i nodi del ricamo, i fili confusi … E dice: ‘Mamma si può sapere che cosa fai? È così poco chiaro il tuo lavoro?!’. Allora la mamma abbassa il telaio e mostra la parte buona del lavoro. Ogni colore è al suo posto e la varietà dei fili si compone nell’armonia del disegno”. Ecco, – concluse Padre Pio – noi vediamo il rovescio del ricamo. Stiamo seduti sullo sgabello basso.

Aggiungiamo un commento dell’autore del libro. “! La drammatica esperienza gravata, direttamente e di riflesso, sull’esistenza di Padre Pio durante il periodo della pandemia di spagnola si propone, soprattutto in questo contesto, storico, come la più eloquente manifestazione del modo in cui egli ha considerato e accolto la dimensione del dolore, che comunque resta un mistero, soprattutto quando scaturisce dall’umana reazione all’incomprensibile morte prematura di bambini”.

Il libro ha come sottotitolo “Discepolo dell’Addolorata”. Stefano Campanella ne spiega così le ragioni: “Volevo evitare che il libro restasse solo il racconto di una serie di fatti, sebbene già di per sé eloquenti, e stavo pensando al modo migliore per rendere più chiaro il messaggio spirituale che emerge dal modo con cui Padre Pio ha affrontato le ulteriori sofferenze inflittegli dalla pandemia di spagnola: accettando la volontà di Dio e con l’altruismo che è la tipica espressione del vero amore. E questo è esattamente l’atteggiamento che ha caratterizzato l’esistenza della Vergine Maria, soprattutto quando dovette assistere alla passione e alla morte di suo Figlio. Non a caso, Padre Pio affermava: «Sotto la croce si impara ad amare». Egli ha, dunque, imparato dall’Addolorata e, dopo essere stato discepolo, con il suo esempio, è diventato a sua volta maestro di tutti coloro che vogliono essere suoi autentici devoti, divenendo suoi discepoli. Il libro nella terza parte raccoglie esortazioni e preghiere di Padre Pio.

 

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