Lumsa-Santa Silvia Palermo. Ne parliamo con Giuseppe Mannino

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di Francesco Inguanti

Giungere alla sede della Lumsa-Santa Silvia di Palermo, costa un po’ di fatica, soprattutto per il tempo che è necessario per arrivare, ma è tutto ben ripagato innanzitutto dal panorama di Palermo che si può ammirare, così ampio che neanche un grandangolo riesce a accoglierlo tutto. Si trova, infatti in Via Umberto Maddalena, 112 a Poggio Ridente, poco oltre Boccadifalco, in un luogo così ampio ed elevato sulla città che il capo deve pian piano volgersi per consentire allo sguardo di poter scorgere tutta l’infinita sequela di abitazioni che si snodano, dal monte Pellegrino al mare, sotto un cielo terso e trasparente. Anche l’aria, infatti, quassù è più limpida e fondendosi col silenzio che vi regna dà subito l’idea che questo è adatto allo studio, ma forse anche a qualcosa di più: alla meditazione o alla preghiera.

Superate con cordialità le misure anticovid19, ed avviandosi per corridoi, sale di studio e biblioteche l’incanto non si rompe. Ed anche se è palese che in questi spazi si svolge una vita, che uomini e donne qui vi lavorano, che il tempo non si è fermato anzi è il più grande alleato per conseguire i risultati stabiliti, tutto coopera perché lo studio sia il fine ultimo e il motore che regola ogni attività.

Ad attendermi è il professor Giuseppe Mannino, responsabile didattico della sede palermitana della Lumsa, che 18 anni fa fu chiamato dall’Università di Cagliari, ove insegnava psicologia clinica e dinamica, per dare il suo contributo in coincidenza con il trasferimento della sede della scuola per Assistenti Sociali Santa Silvia dalla Facoltà Teologica di Sicilia in Via Vittorio Emanuele alla palazzina ove ci troviamo. “Un’altra importante coincidenza di quell’anno – spiega – fu l’apertura del corso di laurea magistrale, evento importante perché il Servizio Sociale non solo da poco tempo aveva assunto la configurazione scientifica corso di laurea, ma perché veniva istituito per la prima volta un corso di laurea magistrale proprio per chi uscendo dalla laurea triennale intendeva proseguire gli studi per altri due anni”.

Come mi aveva anticipato a quell’ora si è appena conclusa una importante riunione per l’avvio dell’attività del prossimo anno accademico con il dottor Carlo Petta condirettore insieme e con Salvatore Milazzo della sede palermitana e la Dottoressa Rosalia Iovino vicedirettore di sede.

Per comprendere l’importanza e la valenza accademica del luogo occorre andare al 1952, anno in cui il Cardinale Ernesto Ruffini, Pastore della Chiesa di Palermo dal 1946 al 1967, con la lungimiranza che lo contraddistinse, fondò La Scuola di Servizio Sociale ‘Santa Silvia’ con lo scopo di dotare la Diocesi ed in seguito anche l’Italia di un nutrito staff di Assistenti Sociali culturalmente preparati, tecnicamente qualificati e cristianamente motivati.

Nell’ottobre del 1984, grazie all’impegno del Cardinale Salvatore Pappalardo, la ‘S. Silvia’ è stata giuridicamente incardinata nella Libera Università Maria SS. Assunta in Roma quale sezione staccata della Scuola per Assistenti Sociali, già istituita presso la suddetta Università nel 1977.

Nell’ottobre del 1994 è stata trasformata in Corso di Diploma Universitario in Servizio Sociale (Laurea breve) e dall’Anno Accademico 2001-2002, in Corso di Laurea in Servizio Sociale (Triennale).

Ultimate le presentazioni il professor Mannino mi illustra il contenuto della riunione appena conclusa. “Proprio oggi abbiamo avviato la programmazione delle attività didattiche di quest’anno, alla luce di quanto ci impongono le misure anticovid. Ma oggi è stata anche rilanciata l’idea dell’apertura di un nuovo corso di laurea che unisca il sociale alla psicologia. Quindi una sorta di psicologia clinica del sociale con un unico corso di laurea con due possibili sbocchi, che metta insieme ciò che già fa il Servizio sociale (giurisprudenza, economia, sociologia, psicologia) alla Clinica”. Chiedo le ragioni di questa scelta e Mannino così prosegue: “È ormai noto che tutte le scuole devono dotarsi di uno psicologo che gestisca queste emergenze che si presume nei prossimi anni ci accompagneranno ancora. È necessario quindi formare una figura professionale che non sia esperta solo di psicologia clinica, ma che sia anche dotata di competenze sociali. Di contro è opportuno che gli studenti possano sceglier nel percorso accademico del 3+2 se concludere con un titolo finale in psicologia, piuttosto che in servizio sociale. Questo consentirà al nostro percorso un ulteriore sviluppo in avanti.  Nell’immediato noi continueremo con i due corsi di laurea: quello triennale per chi proviene dalla scuola media superiore e il corso di laurea magistrale che continua ad avere sempre notevole successo.”.

Prima di proseguire procediamo ad una rapida visita dei locali. La Lumsa occupa il primo piano di quello che all’inizio era un orfanotrofio centro cure per bambini malati. Aule di varia grandezza si alternano con luoghi adatti allo studio, che si concludono con la biblioteca. Nei corridoi fanno bella mostra tantissime tesi di laurea, frutto di una attività che ormai dura da parecchi decenni. Al piano di sopra è ospitata la Biblioteca “Giorgio La Pira”, una istituzione autonoma che raccoglie testi della cultura islamica di tutto il mondo. Sopra ancora vi era ospitata una casa famiglia.

“Come vede – illustra Mannino – abbiamo spazi sovrabbondanti anche alla luce del covid19. Non avremmo problemi anche se facessimo i corsi in presenza. Ciò non dimeno adotteremo anche a Palermo quanto disposto dalla Lumsa a livello nazionale, e cioè una didattica mista”. Che vuol dire, chiedo. “Vuol dire che ogni studente potrà decidere mattina per mattina se venire in sede per seguire le lezioni direttamente o se rimanere a casa per collegarsi on line. Quindi la lezione non sarà registrata, ma in diretta e chi la segue da casa potrà porre tutte le domande come se fosse in aula con gli altri studenti. Non diventiamo un ibrido telematico, non registriamo le lezioni non forniamo materiale preconfezionato, ma la lezione pur svolgendosi in presenza dà a tutti la possibilità di intervenire anche attraverso la diretta streaming”.

Tornati nel suo ufficio, il professore prosegue nel suo racconto: “L’anno in cui venni a Palermo, assunsi il coordinamento della didattica per la laurea magistrale, mentre della laurea triennale si occupava all’epoca il compianto professore Angelo Livreri Console. Quindi le Assistenti sociali missionarie di ruffiniana memoria mi chiamarono per dare un impulso in accordo con la professoressa Carmela Di Agresti, che era all’epoca la Preside dei corsi di laurea che si tenevano a Roma. La conseguenza positiva della decisione fu che molti studenti che prima reputavano il Servizio Sociale una sorte di laurea di serie B, la videro improvvisamente equiparata a qualsia altro percorso accademico. Questo salto di qualità consentì a tanti lavoratori dipendenti dagli Enti locali siciliani di acquisire un titolo di studio utile per la loro una progressione di carriera nella pubblica amministrazione. La morte tragica del professore Angelo Livreri Console interruppe il percorso fino ad allora strutturato in quel modo ed io assunsi in conseguenza la direzione di entrambi i percorsi di studio in accordo con le Assistenti sociali missionarie. La decisione si rivelò particolarmente opportuna ed il risultato fu che l’interesse degli studenti si rivelò costante negli anni fino ad oggi”.

Chiedo allora notizia sugli aspetti gestionali, perché fino a poco tempo l’Opcer (Opera Pia Cardinale Ernesto Ruffini) era l’ente sul quale si appoggiava la LUMSA per tutti gli aspetti non didattici ma gestionali.  “L’Opcer – spiega – ha attraversato in anni a noi più vicini una serie di difficoltà e questo ha portato la Lumsa a collegarsi per gli aspetti amministrativi alla Fondazione Evangelii Gaudium e le Assistenti Sociali Missionarie hanno lasciato le attività che svolgevano a Palermo e si sono trasferite altrove, anche all’estero”. La Lumsa ha assunto pienamente la gestione didattica dei corsi di laurea affidandola a me e nominando due condirettori di sede, i dottori Carlo Petta e Salvatore Milazzo, il tutto di concerto ed assoluto accordo tra la Chiesa palermitana nella persona del suo Arcivescovo Monsignor Corrado Lorefice e dei vertici didattici e gestionali della Lumsa nelle persone del dirigente generale, la dr.ssa Giannina Di Marco, del rettore Prof. Francesco Bonini e del prorettore alla didattica Prof. Giampaolo Frezza.

Prima di accomiatarci il professore Mannino mi fa dono degli ultimi numeri della rivista “Esperienze sociali”, rivista fondata dal Cardinale Ruffini nel 1960 che raccoglie le produzioni intellettuali di quanti a vario modo collaborano con la Lumsa- Santa Silvia. Richiama la mia attenzione sull’ultimo numero ove si trova un ampio articolo del prof. Francesco Conigliaro, dal titolo “L’opzione per i poveri nel ministero pastorale del Card. Ernesto Ruffini”. Va immediatamente alla pag. 198 e legge questa citazione del Cardinale: “La carità è una regina e non deve andare vestita di stracci. Ai poveri bisogna dare le cose migliori. Senza sprechi, certo, ma anche senza tirchieria; senza lusso, ma anche senza sordidezza”. E aggiunge: “In questo luogo questa frase non è un motto, ma una esperienza di vita, così come cerco di fare per me. Mi raccontano che in passato alcuni docenti che svolgevano attività didattica, devolvevano il compenso ricevuto, alle attività benefiche dell’Opcer, ed in particolare alla casa famiglia che si trovava al piano superiore.

La mia attenzione è richiamata dal logo della Lumsa e chiedo di leggermi quanto riportato. “Vi è scritto – conclude il Prof Mannino –  in fide et humanitate. Ribadisco che non è uno slogan, ma un punto di riferimento e un giudizio per tutti, è il di più che tutti i docenti intendiamo dare agli studenti. Non siamo una Università confessionale, ma vogliamo offrire a tutti un punto di vista con cui ciascuno può confrontarsi”.

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