Centenario della morte del canonico Gaetano Millunzi. Intervista a don Giuseppe Ruggirello

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di Francesco Inguanti

Il 12 settembre 2020 alle ore 16.00, in occasione del centenario del tragico assassinio del canonico Gaetano Millunzi, parroco della Cattedrale di Monreale, ucciso con tre colpi di lupara la sera del 13 settembre 1920, l’Arcivescovo di Monreale, S.E. Mons. Michele Pennisi, nella Cattedrale normanna, presiederà una Celebrazione Eucaristica di suffragio, per ricordare la figura di uno dei più illustri monrealesi del XX secolo.

Gaetano Millunzi nasce a Monreale il 7 aprile 1859. Nel 1871 entra dodicenne nel Seminario Arcivescovile di Monreale e viene ordinato sacerdote a 23 anni, nel settembre 1882. Poeta, latinista, storico, scrittore, letterato, amante delle lingue antiche e dell’arte. Un suo carme latino, il De Materia et Forma (1883) viene elogiato da filosofi e poeti, ma soprattutto da Papa Leone XIII, che lo inviterà a Roma, intrattenendo nel tempo uno scambio epistolare. Nel 1882 è nominato dall’arcivescovo Giuseppe Papardi Vice Rettore del Convitto dei Chierici Rossi e nel 1891 Rettore, per incarico di Mons. Domenico Gaspare Lancia di Brolo. Da professore di lettere latine ed italiane succede nel 1887 al can. Giuseppe Vaglica; dal 1904 fino alla morte ricopre il ruolo di Direttore delle Scuole arcivescovili, insegnando Storia dell’arte, Archeologia e Teologia morale. Nel 1890 viene eletto canonico e parroco della Cattedrale di Monreale, succedendo al can. Giuseppe Soldano, che era morto il 31 ottobre dello stesso anno. Nel 1900 fonda la Cassa Rurale a Monreale. La sera del 13 settembre 1920 viene ucciso a colpi di lupara nella sua casa di villeggiatura a Realcelsi (Monreale).

Abbiamo chiesto a don Giuseppe Ruggirello, nella sua qualità di Rettore del Seminario Arcivescovile di Monreale e Direttore della Biblioteca “Ludovico II De Torres”, di illustrarci la figura di questo illustre monrealese

Don Giuseppe, don Millunzi è una figura illustre o deve ancora diventarla?
Senza alcun dubbio, la figura del can. Gaetano Millunzi può essere annoverata tra le più illustri del secolo scorso, non solo per la città di Monreale, da cui ricevette i natali, ma per l’intera arcidiocesi monrealese. La sua fama di illustre studioso e storico superò i confini regionali e nazionali. E di ciò vi è traccia, ad esempio, nella corrispondenza che si custodisce in una ventina di volumi nella Biblioteca del nostro Seminario. Si pensi ad esempio all’invito rivoltogli nel 1894 dal Collegio di studi superiori di Salamanca in Spagna di insegnare letteratura latina, oppure dal Collegio spagnolo di Roma; così come i tanti attestati di stima da varie istituzioni europee. Il Papa Leone XIII avendo apprezzato un suo carme latino e la capacità di dare espressione a concetti filosofici di impianto tomista, lo elogiò pubblicamente, chiamandolo in Vaticano; tuttavia, l’arcivescovo Lancia di Brolo aveva in serbo per lui una responsabilità educativa e di insegnamento in Seminario, nel Convitto dei Chierici Rossi. Per tale ragione, al posto del Millunzi, il card. Celesia di Palermo dovette consentire che mons. Isidoro Carini andasse in Vaticano.  Millunzi era così conosciuto e stimato dalla gente, che la città di Monreale alla notizia della sua tragica morte fu scossa profondamente; allo stesso modo l’episcopato siciliano, il clero, gli studiosi, avvertirono il suo assassinio come una sciagura e un terribile epilogo per un sacerdote che tanto si era speso nella formazione, nell’annuncio della Parola di Dio, nell’azione sociale, nell’amore per la Chiesa.

Quali studi particolari ha compiuto e per i quali debba essere ricordato?
L’oggetto privilegiato dei suoi studi fu Monreale, il suo arcivescovado, il Seminario e la scuola filosofica e letteraria, le figure eminenti come quella del grande poeta dialettale Antonio Veneziano, detto il “Petrarca di Sicilia”, o ancora dei pittori monrealesi Pietro Antonio Novelli e del figlio Pietro, e, non ultima, la Cattedrale normanna, di cui fu parroco innamorato. Possiamo ben dire che quanto conosciamo di questa porzione di Popolo di Dio che è in Monreale, lo dobbiamo ai suoi studi e a quanto seppe trarre dai documenti archivistici del nostro prezioso Archivio Storico Diocesano di Monreale, che egli iniziò a sistemare ed organizzare, trascrivendo i documenti più significativi e allegandoli sempre come appendice alle sue monografie. Dal 1873 al 1919 scrisse circa 50 opere, che spaziano dai componimenti latini alla poesia, dalla speculazione filosofica alle biografie, dalla storia del territorio e delle comunità diocesane a quello delle istituzioni monrealesi. Attraverso i suoi studi il Millunzi assurge ancora oggi a difensore della memoria, contro l’oblio e la dimenticanza delle radici storiche, e a difensore della Chiesa monrealese, delle sue istituzioni, dei suoi beni, perché attraverso essi difendeva il popolo.

Sono in cantiere anche altre iniziative. Le può anticipare?
La celebrazione eucaristica del 12 settembre in Cattedrale darà avvio ad un anno anniversario, per celebrare con varie iniziative questo importante centenario. Non possiamo scindere la morte del Millunzi dalla sua tragica uccisione, ma non vorremmo che questa assorbisse tutta l’attenzione. Si vorrebbe piuttosto chiarirne i contorni e comprenderne le vere cause, che sono ancora avvolte da un alone di mistero e di sospetti. Come ho accennato prima illustrando velocemente alcuni aspetti della figura del Millunzi, la sua poliedricità e i suoi molteplici interessi ci impongono di guardare a tanti aspetti della sua vita e del suo operato. Per tale ragione, gli approfondimenti e le iniziative che un comitato scientifico elaborerà, vedranno la sinergia e la collaborazione tra vari enti ecclesiastici dell’arcidiocesi monrealese, l’amministrazione comunale, le scuole, le realtà culturali e sociali del territorio. Dunque, non soltanto la celebrazione di un convegno, ma un anno anniversario per ricordare l’impegno profuso a Monreale dal Millunzi: nel campo dell’educazione e della formazione, presso il Seminario Arcivescovile e il Convitto dei Chierici rossi; nel sociale, con la fondazione della Cassa rurale cittadina; nello studio e nella ricerca, con le numerose pubblicazioni sulla Città e l’Arcidiocesi normanna, frutto del paziente scavo archivistico da lui compiuto. L’attenzione particolare alle scuole del territorio e agli studenti sarà senz’altro una priorità.

Per quali particolari opere o pubblicazioni può essere ricordato?
Mi piace ricordare, ad esempio, il libro sulla Storia del Seminario arcivescovile di Monreale, che pubblicò nel 1895 e che abbiamo ristampato nel 2014 con i tipi della Biblioteca del Seminario, perché contiene una miniera di informazioni sulla vita della diocesi, le figure degli arcivescovi, dalle origini di Monreale fino alla fine del XIX sec., intrecciando gli eventi della storia locale con quelli ecclesiali. Un anno prima, nel 1894, scrisse una monografia sul grande poeta monrealese Antonio Veneziano, su invito di Giuseppe Pitrè, illuminandone meglio la figura in occasione del 3° centenario della morte e pubblicando ben 65 documenti archivistici inediti. Lo stesso si dica per la figura di Santa Rosalia e sugli eventi della peste del 1624 a Palermo e a Monreale, e come fu decisiva l’intercessione della “Santuzza” per la fine della pestilenza, al punto da venire eletta patrona di Monreale. Sul Seicento abbiamo anche una interessante pubblicazione su un processo di stregoneria avvenuto nel 1623 in Sicilia, che scrisse insieme al prof. Salvatore Salomone Marino, e che fa luce sul Tribunale dell’Inquisizione, costituito in Spagna nel XV sec. e operante in Sicilia durante il dominio spagnolo.  Per i ruoli che il Millunzi ricoprì, il Seminario arcivescovile e la Cattedrale furono al centro delle sue attenzioni e dei suoi studi, sia per ciò che concerne la riforma dell’insegnamento e degli apporti educativi alle Scuole arcivescovili, sia per la ricostruzione delle fasi della fabbrica del grande complesso monastico, i restauri nel tempo all’interno del Duomo, la lettura teologica dell’impianto iconografico musivo. L’ultima sua opera, del febbraio 1919, è su San Castrense, Patrono principale e protettore della Città di Monreale.

La sua morte rimane ammantata da molti elementi di mistero. Potrebbe essere assimilato ad un prete antimafia ante litteram?
La sua attività sociale e gli ultimi studi intorno alla mensa arcivescovile e alla gestione delle acque ebbero senz’altro un impatto sulla società monrealese del primo ventennio del Novecento. La “Cassa rurale di Prestiti di Monreale”, da lui promossa e fondata il 2 settembre 1900 con altri canonici-parroci della città, ebbe lo scopo di contrastare apertamente l’usura e aiutare il popolo, in modo particolare gli artigiani e i contadini. Il Millunzi raccolse così la spinta della Rerum Novarum di Leone XIII, già seguita da altri preti dal Nord al Sud Italia, e portata avanti in campo sociale e politico dal Toniolo, dal Cerutti e da don Luigi Sturzo. Infatti, cattolica fu tanto l’impronta che il Millunzi e gli altri parroci diedero alla nuova istituzione cittadina, come anche l’indirizzo dell’attività e della gestione della società cooperativa.  Inoltre, nell’ultimo periodo i suoi studi si orientarono verso la difesa dei diritti della mensa arcivescovile, soprattutto a seguito delle leggi eversive del 1866. In particolare, approfondì la questione relativa alla gestione delle acque, oggetto di speculazione e di sopruso da parte di alcuni nei confronti dei contadini. Che non sia proprio questa, come molti hanno addotto, la ragione dell’uccisione di un sacerdote con tre colpi di lupara, assimilabile ai delitti di mafia?

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