L’impegno della Chiesa per la tutela dei Minori in un convegno a Palermo

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di Francesco Inguanti

Si è svolto il 30 marzo 2023 alla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia “San Giovanni Evangelista” un interessante convegno su: “La tutela dei Minori e delle Persone vulnerabili: un impegno comune”.

Il convegno è stata una utile occasione per approfondire alcuni aspetti fondamentali della protezione dei Minori nella Chiesa, partendo da una riflessione sull’azione della Chiesa universale, di quella italiana, sino a giungere alle esperienze della Chiesa locale. Dopo gli interventi iniziali di Francesco Lombardo, avvocato, referente diocesano per la tutela dei Minori dell’arcidiocesi di Palermo, e di p. Salvatore Franco, coordinatore del Servizio regionale di tutela dei Minori della CESI, ed il saluto di fra Rosario Pistone, preside della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia, l’introduzione al delicato tema è stata affidata a mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, nonché Gran Cancelliere della Facoltà Teologica

Le quattro comunicazioni seguenti sono entrate nel merito della complessa vicenda che Benedetto XVI e papa Francesco hanno fatto oggetto di profonde riflessioni e significativi interventi. Ha iniziato p. Andrew Small, segretario della Pontificia Commissione per la tutela dei Minori, che ha parlato su “L’impegno della Chiesa universale nella promozione della tutela dei Minori e delle Persone vulnerabili”, offrendo uno guardo panoramico dal punto di vista della Chiesa e di papa Francesco; è seguito poi il contributo di mons. Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna e presidente del Servizio nazionale per la tutela dei Minori e delle Persone vulnerabili della CEI, che ha parlato dell’impegno della Chiesa italiana, con riferimento al “primo report sulle attività di tutela dei Minori nelle diocesi italiane”.

La sessione successiva ha affrontato il tema: “La tutela dei Minori nell’ordinamento canonico e statuale”, con due interventi molto di merito e approfonditi. Il primo di Antonio Balsamo, presidente del Tribunale di Palermo, che ha illustrato alcune iniziative già in atto e altre sulle quali società civile e Chiesa possono collaborare e mons. Domenico Mogavero, canonista e vescovo emerito di Mazara del Vallo, che si è soffermato sui profili giuridici, le azioni di prevenzione e gli strumenti di tutela offerti dall’ordinamento canonico e da quello statuale sino.

L’aula magna della Facoltà teologica era gremita di operatori pastorali, sacerdoti, diaconi, religiosi, seminaristi, insegnanti di religione cattolica, catechisti, giuristi, docenti, medici e psicoterapeuti e laici impegnati, segno evidente dell’importanza e dell’attualità che il tema assume nella Chiesa e nella società civile.

Nel pomeriggio molto interesse hanno raccolto le testimonianze di don Fortunato Di Noto, direttore del Centro ascolto regionale della CESI. e presidente dell’associazione Meter, di Rosanna Militello, psicoterapeuta e consulente della Procura della Repubblica di Palermo, e dell’avvocato Francesco Lombardo.

Molto significativa anche la presenza dei vescovi delle diocesi di Monreale, Mazara del Vallo e Trapani. A mons. Pietro Maria Fragnelli, vescovo di Trapani, sono state affidate le conclusioni del convegno.

Nel corso della giornata abbiamo posto al diacono Andrea Sollena, referente del Servizio per la tutela dei Minori e delle Persone vulnerabili della diocesi di Monreale, due domande:

Quali sono stati a suo avviso i contributi più significativi giunti da questo convegno?

L’intera struttura del convegno è risultata interessante, giacché, a partire dalle considerazioni svolte da padre Andrew Small e da mons. Lorenzo Ghizzoni su quanto la Chiesa universale e italiana stanno operando nell’ambito della tutela dei Minori, fino a giungere agli aspetti legali e psicoterapeutici della questione, ogni intervento ha contribuito ad affrontare il tema da diverse prospettive. Alla fine è emersa la complessità della questione e la sua drammatica attualità. Tra i contributi quelli che più di altri a mio avviso hanno fatto emergere la gravità della questione sono stati i dati e le testimonianze delle vittime riportate da don Fortunato Di Noto e dalla dottoressa Rosanna Militello. L’abuso segna la vita della persona che lo subisce. E la segna una volta per tutte. Il Minore abusato dovrà fare i conti con quanto ha subito a lungo e l’esistenza sua e delle persone a lui vicine ne saranno segnate. Colme di dolore le parole di alcune vittime che in anonimato e tramite videoregistrazione hanno voluto condividere la sofferenza vissuta.

Quali indicazioni possono venirne per l’impegno dell’Ufficio di Monreale e della Diocesi?

Le indicazioni che dal convegno vengono al Servizio diocesano sono essenzialmente tre:

  1. Moltiplicare le iniziative per diffondere sempre più capillarmente la sensibilità verso il tema della tutela. Il Servizio è chiamato a fare da sprone e da lievito perché la subcultura dell’indifferenza ceda sempre più il passo alla cultura della tutela, della trasparenza e della chiarezza. Tutela dei Minori vuol dire promuovere occasioni di riflessione perché si prenda sempre più consapevolezza dell’attualità del dramma in questione e della sua assoluta incompatibilità con l’annuncio del Vangelo. In tal senso il Servizio, in sintonia con il Vescovo, intende collaborare sempre più strettamente con gli altri organismi diocesani.
  2. Promuovere una cultura e una pratica delle relazioni sane, buone, libere. Le buone relazioni, infatti, costituiscono l’antidoto più efficace agli abusi e per questo occasioni di formazione su tale tema rappresentano la migliore prevenzione alla catastrofe degli abusi. Entro tale ambito si colloca anche la riflessione sulla concezione e la gestione del potere nella Chiesa. Una erronea e perversa idea di potere infatti costituisce l’humus culturale che favorisce gli abusi.
  3. Offrire, come già stiamo facendo, alle vittime accoglienza, ascolto e disponibilità all’accompagnamento. Questi nostri fratelli e sorelle più piccoli hanno subito un male che li segnerà per sempre da parte di uomini e donne che avrebbero invece dovuto custodirli e sostenerli nella crescita. Come ci ricorda papa Francesco, non basta chiedere perdono. Occorre che la Chiesa non solo li accolga, li ascolti e li incoraggi alla denuncia del male subito ma li accompagni perché possano riappropriarsi della propria vita. Lo dobbiamo a ciascuno di loro, lo dobbiamo a Cristo presente in ciascuno di loro.

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