Giacomo Galeazzi racconta: Ratzinger. Il Papa sceso dal trono

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di Francesco Inguanti

La morte di Joseph Ratzinger ha prodotto oltre che un buon numero di polemiche la produzione di un buon numero di libri. Quello di Giacomo Galeazzi: “Ratzinger. Il Papa sceso dal trono”, Rubettino, merita una particolare attenzione per più di un motivo.

Innanzitutto la semplicità della esposizione che unita alla brevità (185 pagine in totale) ne consente una lettura celere e di immediata comprensione. Merito di ciò si deve anche all’autore, il giornalista Giacomo Galeazzi, affermato giornalista e vaticanista che unisce ad uno stile diretto e poco propenso ai dietrologismi una personale e lunga conoscenza delle “stanze vaticane”. Ciò lo porta a utilizzare fonti di informazione di prima mano, adeguatamente verificate e volte a coglie tutti gli aspetti della complessa personalità del papa Emerito.

Il risultato è un accurato racconto della vita e delle opera del professor Ratzinger e di papa Benedetto XVI nel quale affronta tutti gli aspetti, anche quelli più controversi e oggetto di polemiche, della sua vita e soprattutto dei suoi scritti e delle sue opere.

La cifra del libro è ben espressa nella prefazione di Andrea Malaguti quando scrive: “Un libro che rifiuta tesi precostituite, ma preferisce raccontare, con precisione giornalistica – ma quella del sempre più raro giornalismo di approfondimento – che cosa successe negli straordinari giorni di cinque anni fa e da allora in poi: E ancora quale è stato davvero il ruolo di Joseph Ratzinger, un papa che ha segnato e forse cambiato per sempre la storia della Chiesa”.

Dei 14 capitoli del libro non è opportuno anticipare nulla.

Colpisce invece il parallelismo che emerge dalla introduzione tra due Papi dei nostri tempi: Paolo VI e Benedetto XVI, accomunati dal dover attraversare momenti della vita della Chiesa e del mondo particolarmente complessi. “Due papi teologi – si legge – intellettuali, poco comunicatori di massa e intimamente amletici nell’interrogarsi sui limiti e gli orizzonti della loro azione. Entrambi sfavoriti da peculiarità emotive poco adatte all’empatica con le masse, da caratteri riflessivi e miti, ribattezzati crudamente dalla satira Paolo Mesto e Pastore tedesco”.

Questa citazione è ripresa con ben altro spirito nella post fazione di Michele Pennisi, Arcivescovo emerito di Monreale che correttamente scrive: “Joseph Ratzinger è stato un finissimo teologo influenzato dalla corrente agostiniana-bonaventuriana, ma anche ‘umile lavoratore nella vigna del Signore’, pastore paterno, mite e gentile, che non ha nulla a che vedere con il ‘pastore tedesco’, feroce cane da guardia dell’ortodossia cattolica, come è stato presentato da alcuni suoi critici”.

Il tempo più che le polemiche darà ragione ad una indubbia grande personalità dei nostri tempi.

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