Don Fortunato Di Noto: ci sono tanti bambini orfani con genitori vivi

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di Francesco Inguanti

Si è svolta il 18 novembre 2021 in tutta Italia la prima “Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi”, voluta dalla Chiesa italiana in corrispondenza della Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale, istituita dal Consiglio d’Europa.

Nella Diocesi di Monreale è stata ricordata attraverso un incontro di preghiera in Cattedrale presieduto dal Vescovo Michele Pennisi, che ha spiegato così il significato e l’importanza dell’iniziativa. “Ci auguriamo che questo incontro di preghiera in Cattedrale insieme alle intenzioni delle preghiere dei fedeli di domenica 21 novembre in tutte le parrocchie della Diocesi. possa essere occasione di riflessione, di sensibilizzazione e di preghiera per sostenere i cammini di recupero umano e spirituale delle vittime. È dovere imprescindibile di quanti hanno qualche responsabilità educativa in famiglia, in parrocchia, nella scuola, nei luoghi ricreativi e sportivi, proteggere e rispettare gli adolescenti e i ragazzi loro affidati. Auspico che questa prima Giornata nazionale di preghiera contribuisca all’opera di sensibilizzazione in favore della tutela dei minori e delle persone vulnerabili e promuova la cultura del rispetto e della custodia della vita umana, in modo particolare dei più piccoli e dei più fragili”.

Nell’occasione abbiamo raggiunto a Palermo don Fortunato Di Noto, invitato ad una iniziativa delle parrocchie San Paolo Apostolo, Santa Cristina, Gesù Sacerdote e San Giovanni Apostolo, che si è conclusa con una fiaccolata contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale sui minori. Don Di Noto attraverso la sua associazione Meter, da sempre è impegnato per la tutela della serenità di tutti i bambini, denunciando quotidianamente, migliaia di siti pedopornografici, per restituire il sorriso ai minori sfruttati sessualmente.

Don Fortunato, come è iniziata la sua passione per la difesa dei bambini offesi dai pedofili?

La mia sensibilità per il disagio dei bambini è nata in me da adolescente quando prestavo la mia attività di volontariato in quelli che una volta si chiamavano brefotrofi, cioè le strutture create per accogliere orfani e minori in difficoltà. Col passare del tempo si è sempre più sviluppata fino a quando giovane sacerdote fui inviato in una parrocchia particolarmente emarginata della mia città di Avola, Fu lì che raccolsi le confidenze di alcuni bambini che mi dicevano: “Sa, padre Fortunato, io faccio le cose che fanno i grandi”.

Che tipo di messaggio volevano comunicarle?

Quello che oggi ormai tutti riconosciamo: erano vittime di violenze di carattere sessuale. Ma in quegli anni anche le Forze dell’ordine erano prive degli strumenti per individuare la tipologia del reato e per colpire coloro che lo commettevano. Quindi per molto tempo abbiamo combattuto con i pochi mezzi a disposizione e tanta buona volontà dei volontari che man mano si aggregavano a noi. Finché ……

Finché?

Finché a forza di parlarne e coinvolgere sempre più l’opinione pubblica fummo ricevuti nel 1997 dal Presidente del Senato Luciano Violante e subito dopo Governo e Parlamento si assunsero l’impegno di legiferare su una materia che era ignota a molti. Nacque così la legge 3 agosto 1998 n. 269 intitolata “Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù”. In essa la pedopornografica veniva chiamata come una “nuova forma di schiavitù”.

Sono passati circa 25 anni. A suo avviso le norme e le pene previste, anche dalle leggi successive, sono sufficienti almeno per ridurre il fenomeno?

Oggi noi abbiamo la certezza della pena, ma essa va applicata e possibilmente in tempi congrui, altrimenti ogni sforzo viene vanificato. Abbiamo, a differenza dell’inizio, strumenti investigativi e personale specializzato, in grado di svolgere bene il proprio compito. Ma il fenomeno si allarga.

Quanto incide la crisi della famiglia in questo fenomeno delittuoso?

Certamente molto. Io uso spesso questa sorte di slogan: tanti bambini orfani con genitori vivi. La famiglia va aiutata, con risorse e politiche in grado di sostenere i genitori, che spesso solo tardi si accorgono di quanto accaduto ai figli. Non a caso molti di questi reati avvengono in famiglia. Ma c’è anche un altro fianco scoperto.

Quale?

Quello dei social. L’arrivo prima di internet e ora degli smartphone ha fatto fare un salto di quantità e qualità al fenomeno. Molti sono convinti che un telefonino sia un giocattolo, spesso è un regalo da Prima Comunione. Ma non è così. E questo richiama alla responsabilità della scuola, ma ancora una volta dei genitori.

Qual è la dimensione del fenomeno?

Partiamo dal numero dei minori. Si può presumere che nel mondo siano circa il 30% della popolazione, e cioè 2 miliardi e 400 milioni. Di questi 1 miliardo e 300 milioni sono vittime di maltrattamenti. In Europa i bambini abusati sessualmente si calcola siano 20 milioni. Supponendo un rapporto di uno ad uno, cioè di un pedofilo per ogni bambini, in Europa avremmo 20 milioni di predatori di bambini. Sono numeri da capogiro.

Che attenzione avere allora nel loro confronti?

A questa domanda rispondo sempre con un’altra domanda. Qual è il verbo più usato nel Vangelo? È il verbo guardare. Noi dobbiamo innanzitutto guardare i bambini come li ha guardati Gesù Cristo. Ci vuole uno sguardo che vada in profondità, perché altrimenti non sapremo amare. Dio guarda il suo popolo e lo ama. Anche non dobbiamo imparare a saper guardare per poi saper amare.

Lei e la sua associazione Meter, vi muovete molto ma non solamente in ambito ecclesiale. Che sostegno ricevete dalla Chiesa italiana?

Molto e questa prima “Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi” ne è la prova. E poi ci è molto vicino papa Francesco. Più volte ci ha incoraggiato con le sue parole e questo ci è di grande aiuto. Quando ci ha ricevuto il 15 maggio ha definito labuso sui minori “una sorta di omicidio psicologicoe in tanti casi “una cancellazione dell’infanzia”.

Ma lei è andato oltre, chiedendo una attenzione particolare per i bambini attraverso il prossimo Sinodo. Di che si tratta?

Facendo mio l’invito del Papa, che ha chiesto un processo sinodale che parta “dal basso”, immagino un “mini percorso sinodale” che metta al centro quei bambini spesso ignorati, sottovalutati e, nel peggiore dei casi, maltrattati, per ascoltare le loro istanze e desideri, per capire cosa gli piaccia o meno della realtà in cui vivono, per fare riflettere gli adulti sugli aspetti della vita che danno per scontato.

Lei ripete sempre che i bambini sono l’anello debole della nostra società, perché non votano e non decidono. Allora che fare per loro?

Certamente denunciare e intervenire, ma soprattutto imparare, ad avere lo stesso sguardo che ebbe Gesù, quando li accolse, mentre gli adulti volevano allontanarli perché li ritenevano fastidiosi e dannosi. Sembrava anticipare quanto accade oggi a tanti genitori che per divertirsi e risposare devono affidare i figli alle baby setter.

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