Intervista a Vincenzo Morgante, direttore di TV2000

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di Francesco Inguanti

Oggi lunedì 18 maggio 2020 possiamo dire che per Vincenzo Morgante, Direttore di TV2000, inizia la fase 2? Stamattina senza Messa in diretta da Santa Marta cosa ha fatto? Ha dormito un’ora in più? È tornato ad ascoltare una Messa in Chiesa? O cos’altro?

Stamane alle 7 Papa Francesco ha voluto regalarci una straordinaria e intensa messa sull’altare della tomba di Giovanni Paolo II in occasione dei cento anni dalla nascita di Karol Wojtyla che abbiamo trasmesso in diretta su Tv2000. Personalmente ho seguito la celebrazione del Pontefice con grande partecipazione così come tanti nostri telespettatori e devoti del Papa Santo. Fin dall’inizio della quarantena e di questo tempo sospeso qui a Tv2000 abbiamo buttato il cuore oltre l’ostacolo, senza badare alla stanchezza fisica o alle ore di sonno perse. Ci siamo sentiti in dovere di dare un servizio alla Chiesa, all’Italia, ai fedeli e a tante persone che nei momenti difficili sentono il bisogno di spiritualità, incrementando il numero delle messe e gli spazi di preghiera. Questo per noi equivale a prestare un autentico servizio pubblico.

Come è nata l’idea di trasmettere in diretta la Messa mattutina del Papa?

La messa e l’ omelia di Papa Francesco  hanno sempre assunto un significato importante in questo pontificato. Hanno scandito la presenza quotidiana del Papa che è cresciuta giorno dopo giorno nel cuore della gente. Il nostro intento era che la parola di Francesco fosse ancora più vicina alle persone, ai malati, ai bisognosi, ai tanti fedeli. Un ministero di prossimità, il suo. Così, appena dal Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede è arrivata la notizia che il Papa permetteva la ripresa della messa abbiamo subito rivoluzionato il nostro palinsesto e dall’indomani l’abbiamo mandata in onda. I risultati sono andati oltre le aspettative, ma – ci tengo a sottolinearlo- il nostro obiettivo non è mai stato l’auditel. Poichè per noi share vuol dire condividere; in questo caso volevano condividere un momento di preghiera con il Santo Padre.

E quando anche la RAI ha “copiato” la sua iniziativa mattutina cosa ha provato?

Quando una corazzata come il servizio pubblico della Rai decide di seguire, dopo quasi tre settimane, una strada già tracciata, in questo caso la nostra di Tv2000,  è solo motivo di orgoglio. Noi siamo una piccola televisione, ma non una televisione qualsiasi. Abbiamo idee molto chiare su quali sono i nostri obiettivi.  Certamente abbiamo fatto da apripista e abbiamo messo a disposizione della Chiesa uno strumento che è diventato simbolico,  e non solo di questo tempo di pandemia. E comunque, è giusto che la voce del Vicario di Cristo abbia la più ampia diffusione possibile.

Una spinta a tutto ciò è stato certamente l’evento di papa Francesco in piazza san Pietro il 27 marzo? Quali sono stati i suoi sentimenti di cristiano prima e di addetto alla comunicazione dopo? 

La preghiera e la benedizione ‘Urbi et orbi’ di Papa Francesco di quel pomeriggio resteranno una delle immagini simbolo di questo pontificato. Il Papa che sale da solo sotto la pioggia il sagrato di piazza San Pietro, la preghiera silenziosa sotto il crocifisso fatto arrivare dalla chiesa di San Marcello al Corso conosciuto a Roma come il Crocifisso dei Miracoli perché è alla sua intercessione prodigiosa che si attribuisce la sconfitta della “Grande Peste” nel 1500 che mise in ginocchio la Capitale. Personalmente mi sono sentito parte di una comunità di preghiera mondiale. E di questo ringraziamo ancora il Papa. Con lui, quella sera, c’eravamo tutti.

Nell’occasione abbiamo conosciuto anche suor Veronica, che traduce il linguaggio dei segni per i non udenti. Come è nata questa iniziativa e chi è suor Veronica?

Suor Veronica rientra in quello spirito di servizio alla gente che abbiamo voluto intensificare in queste settimane di emergenza sanitaria. Non abbiamo voluto lasciare isolato nessuno e così con l’aiuto della Conferenza episcopale italiana abbiamo aperto un box  sullo schermo per  far partecipare, con il linguaggio dei segni, tanti non udenti agli appuntamenti di preghiera. 

Il Coronavirus ha certamente fatto bene a TV2000. Un boom di ascolti e di notorietà improvvisa e forse imprevista. Quale è il giudizio del suo Direttore?

Tv2000 nel periodo pre emergenza registrava una share media giornata (7:00-02:00) dello 0,75%, un ascolto medio di poco superiore alle 100.000 unità ed un numero di contatti di 2,7 milioni di persone. Con l’emergenza Coronavirus (molte più persone davanti alla TV) e con alcuni interventi editoriali e di contenuto sul palinsesto e sui programmi, l’emittente è cresciuta molto ed in modo esponenziale negli ascolti. Infatti l’ascolto medio della rete è raddoppiato (200.000 unità) e portato la propria share media all’1,19% e i propri contatti a oltre 4 milioni. In qualche giornata del periodo di emergenza abbiamo raggiunto e a volte superato abbondantemente il 2% medio nella giornata con oltre 400.000 telespettatori medi ed una reach di oltre 7 milioni di persone. Analizzando i dati  abbiamo anche riscontrato che molte persone di una fascia di età più giovane dello storico profilo di rete si sono sintonizzate su Tv2000. Il mio giudizio al boom di ascolti segue l’andamento sopra citato. Non nascondo la soddisfazione ma dietro a tutto questo c’è il lavoro impeccabile di una squadra di professionisti, dai giornalisti ai tecnici, eccellenti.

Vi sono due altri livelli della comunicazione che sono esplosi in questa vicenda. Innanzitutto quella di alto livello, con le dirette di Rosari, Messe e preghiere dai Santuari di mezza Italia, anche questi con grossi indici di gradimento. È un fuoco di paglia o c’è da sperare che possa continuare in seguito, magari con modalità diverse?

Abbiamo toccato con mano che messe e preghiere non sono di nicchia, in alcuni casi hanno registrato ascolti impressionanti. Non credo siano un fuoco di paglia,  continueremo su questa strada ancora con maggiore convinzione e consapevolezza per offrire un palinsesto gradito ai nostri telespettatori. Stesso discorso, ovviamente, vale per la nostra emittente radiofonica: InBluradio.

Diciamolo in altri termini: il coronavirus ha inferto un colpo mortale al nichilismo, grazie anche alla comunicazione, oppure no?

Credo che il coronavirus abbia minato tante certezze, teorie, filosofie e credenze. È bastato un virus per mettere tutto in discussione. Ma in queste settimane di rivoluzione la gran parte dei cristiani, mi sembra di poter dire, ha consolidato le proprie certezze. Abbiamo sentito tutti l’esigenza di pregare, di stare più vicino e sentire più vicino Dio.

Un altro livello della comunicazione totalmente nuovo ma altrettanto efficace è quanto accaduto in tutte le parrocchie: messe in streaming, messaggi video registrati, incontri grazie alla piattaforma zoom, catechesi a distanza. Cosa resterà di tutto ciò alla fine?

Resterà la capacità di unirsi nelle difficoltà e forse la riscoperta dell’incontro nella preghiera. La Chiesa in questo è stata, ancora una volta, uno strumento d’unità.

La comunicazione di matrice cattolica rimane comunque una nicchia, come anche il cattolicesimo è ormai diventato in Italia. Tuttavia il coronavirus ha aperto nuove domande e nuove prospettive a tutti. A suo giudizio è accaduto anche per la televisione commerciale, Rai compresa?

Tutti i media si sono dovuti rivoluzionare e hanno dovuto accelerare il processo interattivo sul web e sui social. I giornali si sono dovuti reinventare sul web e le televisioni hanno usato strumenti di collegamento come Skype. Il coronavirus in questo senso ha messo tutti sullo stesso piano.

La competizione con questi colossi come è stata? Tralasciamo volutamente il tema degli ascolti, ma sulla qualità della comunicazione TV2000 è stata una alternativa?

I telespettatori hanno scelto Tv2000 perché hanno trovato evidentemente un’offerta televisiva diversa e forse più qualitativa delle altre emittenti. Hanno trovato un’ identità precisa e ben determinata. Senza sorprese, senza trucchi o porte girevoli. E chi è capitato sul nostro canale facendo zapping in molti casi si è fermato incuriosito. Chi da una messa, chi da un programma, chi dal TG, chi da un bel film.

Oltre alle dirette, quali programmi di TV 2000 hanno avuto più ascolti? Come avete cambiato il palinsesto all’inizio dell’emergenza epidemia?

Oltre alle numerose dirette con un’offerta importante di preghiera, abbiamo investito su una prima serata caratterizzata da un pacchetto di film di qualità che ha riscontrato il favore del pubblico. E abbiamo lanciato nuovi programmi  come  ‘Caro Gesù. Insieme ai bambini’ una striscia quotidiana di catechismo rivolto ai bambini; ‘La cantastorie’ programma di favole dedicato ai bambini e ‘Rete di speranza’,  il programma che ha raccontato la ricchezza della Chiesa ai tempi del coronavirus.

Ha fatto molto parlare la lettera aperta che Pupi Avati ha inviato alla Rai per invitarne i dirigenti a rivedere i palinsesti; in essa ha chiesto di cogliere l’occasione, di essere ambiziosi, e scommettere sulla bellezza. Come ha accolto lei questa provocazione?

Mi è sembrata una lettera di buonsenso che ha richiamato la Rai a cambiare il modo di fare la televisione investendo sulla crescita culturale del Paese. Devo dire che Tv2000 ha intrapreso questo percorso già da diversi anni e con riscontri importanti.

Come giudica il ruolo della stampa estera in questi mesi con riferimento alla comunicazione che viene dal Vaticano e dal Papa?

Aprendo ogni giorno i giornali esteri ci si accorge che il Papa e il Vaticano assumono sempre una posizione di rilievo. Le parole di Francesco in questa emergenza sanitaria sono state spesso un faro nella tempesta che hanno aiutato in più occasioni tante persone nel mondo a superare difficoltà insormontabili. 

Il tema che più ha appassionato le tifoserie cattoliche è stata la partita tra chiese “aperte” e chiese “chiuse”. A fronte di ciò c’era e c’è una Chiesa del popolo e col popolo che ha cercato in tutti i modi di non abbandonare i fedeli alla solitudine e alle dirette di Giuseppe Conte o della Protezione civile. Come si è inserita TV 2000 in questa diatriba? È riuscita a far emergere il vero e più popolare volto della Chiesa che si raccoglie ancora attorno ai parroci e alle comunità locali?

Nei giorni precedenti alla riapertura ufficiale delle celebrazioni con il popolo da parte del governo, dopo l’accordo con la Conferenza episcopale italiana, gran parte della nostra gente aveva chiesto una parità di trattamento per la Chiesa. Non si chiedeva nessuna corsia preferenziale, nessun privilegio per la Chiesa. Si rivendicava soltanto una parità di trattamento per una comunità di cittadini dotati di responsabilità. Sono stati numerosi, e giunti da più parti, gli attestati di apprezzamento per l’impegno della Chiesa durante la pandemia da Coronavirus a servizio dei poveri, degli anziani, dei senzatetto, degli emarginati, degli ultimi. Nei centri di ascolto delle Caritas sul territorio le richieste di aiuto sono più che raddoppiate: cibo, vestiti, pc e tablet per gli studenti bisognosi, alloggi. La Cei ha destinato centinaia di milioni di euro per interventi di sostegno sul territorio, a partire dalle strutture sanitarie in seria difficoltà. Oggi accogliamo questa fase di riapertura con speranza e fiducia verso i parroci, le comunità locali e verso i fedeli che sapranno dimostrare, anche in questo caso, senso di responsabilità e rispetto delle regole

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