Apriamo i cassetti. Chissà cosa c’è ancora conservato.

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di Francesco Inguanti

Una volta esistevano i solai o le cantine, o ancora le case in campagna. Erano luoghi inevitabilmente ricettacolo di oggetti poco necessari e presto o tardi dimenticati. Oggi che tutte le case sono più piccole e hanno poco spazio per conservare roba, i cassetti sono il luogo in cui magari distrattamente o provvisoriamente depositiamo “cose” che essendo di scarso utilizzo finiscono per essere abbandonate ed anche dimenticate.

Perché non provare ad aprire volontariamente questi cassetti è vedere cosa contengono? Questa idea che è anche una proposta è stata fatta propria dalla Associazione culturale “Così, per… passione!” di Terrasini non nuova ad iniziative originali.

Abbiamo chiesto al suo presidente Ino Cardinale qualche informazione.

Innanzitutto, come vi è venuta questa idea?

“L’dea è del professor prof. Giovanni Ruffino, Presidente del Centro di Studi filologici e linguistici siciliani, che abbiamo accolto come suggerimento, programmando questa nuova iniziativa che richiama (la mutua) l’esperienza più elevata dell’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano e dell’Archivio di Testi Popolari siciliani del Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Palermo”

E di cosa si tratta in dettaglio?

“Desideriamo promuovere e curare una raccolta di scritti popolari, di gente comune, che riteniamo non debbano rimanere celati nei cassetti, abbandonati alla dimenticanza, realizzando una apposita antologia e creando un archivio pubblico.

E cosa pensate di trovare?

È facile ritenere che vi siano cassetti che conservano preziose testimonianze autobiografiche: diari, epistolari (lettere – ad esempio: di e ad emigrati, al e dal fronte – e cartoline, non di certo con semplici saluti), taccuini, appunti privati, carti e cartuzze varie, (fogli e foglietti vari) con memorie private e storie personali e di famiglia, racconti intimistici, di tutti noi, soprattutto di chi non è più fresco di età (nonni e bisnonni), che non ha mai avuto a che fare con computer, tecnica e globalizzazione, lontano dai bombardamenti degli slogan e di tante parole costruite e tante frasi fatte, dalla pubblicità e dal consumismo…

E cosa pensate di fare?

Avremo modo di trovare, leggere ed apprezzare, nel loro valore e nella loro ricchezza, quasi rappresentassero un disintossicante spirituale o un veicolo di insegnamenti, scritti – a mano, a macchina, al personal computer – in cui si riflette, in varie forme, il mondo interiore, il quotidiano, la vita, di ciascuno e la storia delle nostre comunità locali, talora con proiezione anche nazionale, da un punto di vista assolutamente inedito. Diversi da quelli che sono contenuti in e-mail e/o nei post in Facebook, o nei messaggi disseminati fra i social (che vanno pure raccolti).

E dopo la raccolta?

Pensiamo che le testimonianze che verranno “scoperte” non vadano perdute, ma siano protette dalla dimenticanza, salvaguardate, e portate a conoscenza di tutti. Per questo ci ripromettiamo di tutte queste testimonianze in un volume, cui sarà accluso, presumibilmente, un prodotto multimediale che sia tangibile riconoscimento all’opera di ognuno e sigilli l’“arte dello scrivere” che tutti posseggono”.

Pensate che l’iniziativa possa riscuotere l’interesse della gente?

A giudicare da materiale giunto finora solo col passa parola dobbiamo ritenere che l’interesse sarà alto. Sono già tante le documentazioni giunte e da una veloce lettura si mostrano molto interessanti. Vedremo nel proseguo.

E in concreto come si può contribuire?

Chi ritiene di voler partecipare deve darne comunicazione a Franca Lo Nardo Pepe: 091.6862995 – 327.6540400 – 338.8947230 o a Mariella Giannola D’Oca: 338.2156872, componenti della Associazione, e consegnare gli scritti nel periodo che va da domenica 2 ottobre prossimo fino a domenica 2 aprile 2023.

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