Erio Castellucci, BENEDETTA CRISI! Il coraggio della fede nella Chiesa che verrà

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di Francesco Inguanti

La parola crisi insieme alla parola guerra è certamente quella più usata e abusata in tutti i linguaggi di questi mesi. E come sempre capita essa cambia di significato a seconda delle circostanze, dell’interlocutore, del momento.

Mons. Erio Castellucci, che è uno dei tre vice presidenti della CEI, e arcivescovo di Modena e vescovo di Carpi, ci aiuta ad entrare in un dibattito che apparentemente sembra terminologico, ma che invece evidenzia giudizi e confusioni, pretese ed equivoci che anche in ambito cattolico non mancano.

Il suo libro: “BEBEDETTA CRISI! Il coraggio della fede nella chiesa che verrà” edizioni Piemme, entra nel dibattito odierno spesso specioso, si potrebbe dire “a piedi uniti”, senza lasciare cioè margini ad interpretazioni di parte che abbiano la pretesa di essere universalistiche.

Il suo libro consta di una serie di contributi su alcuni aspetti importanti per comprendere dove siamo e verso dove possiamo andare.

Già l’introduzione, dal significativo titolo: “Il coraggio di rimanere in crisi”, è una dettagliata spiegazione e un acuto commento a quello che può ritenersi il punto di partenza del giudizio del Papa su questo argomento. Il riferimento è all’ormai famoso discorso ai membri del collegio Cardinalizio e della Curia Romana per la presentazione gli auguri natalizi del 2020 ove a suo dire il Papa ha tratteggiato una vera e propria spiritualità della crisi”.

Il suo punto di partenza, con speciale riferimento alla pandemia, è l’opportunità di utilizzare la crisi come “una buona opportunità per recuperare l’identità”. Non dimentichiamo che questo concetto fu espresso dal Papa ben all’inizio della pandemia e su questo stesso concetto è tornato tantissime altre volte, proprio per evitare la tentazione di mettere “tra parentesi” la crisi pandemica, non appena il virus fosse stato debellato, così come oggi vorremmo fare con la guerra. Per questo guardare con realismo alla crisi vuol dire, per l’autore, che essa “non è una maledizione, né una persecuzione, ma un dato di fatto. Il Papa per sostenere il suo pensiero illustra come la storia della Bibbia sia piena di “personaggi in crisi” e ne enumera solo alcuni come esempio: Mosè, Elia, Giovanni Battista, Paolo di Tarso, fino a giungere allo stesso Gesù, cui non furono sottratte tre prove della crisi: le tentazioni del demonio, il Getsemani e la croce. “La crisi di Gesù – scrive Castellucci – è teologicamente paradigmatica: nella sua vicenda si concentrano le due facce di ogni crisi: prova e occasione. Qui si radica la fecondità della sua vita, del suo operato, ma anche della Chiesa che ha fondato e ci ha affidato”. (Pag.9)

Altro passaggio significativo è la distinzione operata dal Papa tra crisi e conflitto. “La crisi è occasione di crescita – precisa Castellucci – il secondo divide e chiude” . E più avanti aggiunge: “ … il conflitto non ha sbocchi, crea sempre contrasto, addita colpevoli, chiude, divide, allontana. Tutt’altra realtà rispetto alla crisi…. Di fatto però noi tendiamo spesso a leggere la realtà secondo categorie conflittuali perché è un allineamento della nostra epoca e ci siamo abituati”. (Pag.10-11)

La parte finale di questa interessante introduzione è dedicata al tema della sinodalità. Mons. Castellucci così conclude: “Essere nella crisi significa comprendere che Dio è più grande di noi e procede attorniato da fratelli con cui si condividono la fede, la speranza e l’amore. Questa consapevolezza distingue il cristiano dal custode geloso di un patrimonio gelido, morto. La perenne verità della Chiesa si riassume nella costante guida dello Spirito, senza la quale rimarrebbe orfana e abbandonata, suddivisa in fazioni e gruppetti, incapace di andare oltre i limiti e i peccati dei suoi membri”. (Pag. 14-15)

Col primo capitolo si entra nel tema, senza sé e senza ma, già a partire dal titolo: “La crisi della Chiesa come condizione permanete”. L’ipotesi di ricerca è già in esso esplicito: la crisi accompagna la Chiesa fin dal suo sorgere. Castellucci avvia un appassionante percorso a ritroso per rileggere 2.000 anni di storia dentro questa premessa. Parte dall’affrontare quelle che definisce “le tre grandi riforme del secondo millennio”, e cioè quella ottocentesca e poi quella della riforma cattolica e protestante e poi ancora quell’anno dell’anno mille, legata alla riforma Gregoriana. Cita autori anche dimenticati, come Antonio Rosmini o Pier Damiani ed il risultato è sempre lo stesso: la Chiesa ha sempre avuto molti motivi per farsi perdonare le sue numerose crisi, legata da un comportamento alquanto contraddittorio e dissoluto dei suoi governati e del suo popolo.

Nel suo procedere indietro nel tempo chiama a testimoni: Bernardo di Chiaravalle Dante Alighieri, Giovanni Boccaccio, di cui cita la famosa seconda novella della prima giornata, quella di Giannotto e l’ebreo Abraam, Chiama poi a testimoniare Caterina da Siena, Gregorio Magno, per giungere ad una veloce disamina delle chiese giovannee e paoline, contemporanee di Cristo. Non rimane che verificare lo stato di salute della comunità degli apostoli, in cui certamente Giuda non era il componente più pericoloso: non si possono dimenticare infatti, Pietro, Filippo, Tommaso, ecc. E quanto ad Andrea, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo conclude: “Che siano loro il nucleo immacolato? No, semplicemente di loro non sappiamo granché; non ne conosciamo i difetti solo perché gli evangelisti non ce li hanno trasmessi”. (Pag. 57). Ed ecco la conclusione che Castellucci esprime con il suo linguaggio diretto: “Finita la ricerca. Dobbiamo rassegnarci e dirlo con chiarezza: non c’è un momento in cui la Chiesa sia stata libera da crisi. La crisi comincia dai tempi della comunità apostolica, dentro la quale si consumano tradimento, rinnegamento, arrivismo, scetticismo, incredulità, disonestà, pregiudizio.” (pag. 57).

Mons. Castellucci inserisce a questo punto un Intermezzo dal significativo sottotitolo: “Le crisi mondiali e la Chiesa”. In poche ed efficacissime pagine illustra i caratteri salienti dell’incertezza in cui viviamo partendo dalla descrizione che ne fa papa Francesco al n. 33 della Fratelli tutti. Elenca almeno cinque crisi mondiali di vario tipo che abbiamo affrontato di recente: quella terroristica, legata all’attentato alle Torri Gemelle del 2001, quella economica esplosa con la bolla speculativa del 2008, quella migratoria mondiale successiva alle primavere arabe del 2011, quella ecologica databile al 2015, e l’ultima, quella sanitaria, derivante dall’epidemia da covid 19. Il suo intendimento è evidenziare come queste crisi, e l’ultima in particolare, abbiano messo in crisi l’unità del mondo cattolico, producendo schieramenti e talvolta scontri tra vari “fazioni” di cattolici e spiega: “Questa crisi ha svelato, insomma, che l’appartenenza ecclesiale tante volte è superficiale, facilmente ideologizzabile, tirata ad arte verso le proprie convinzioni culturali e politiche. E quando una vicenda qualsiasi si incanala nei binari destra/sinistra, in Italia, non c’è ecclesialità che tenga” (pag. 72). E poi conclude: “Tutte le crisi, … interrogano a fondo la capacità della Chiesa di evangelizzare e la profondità del suo messaggio. La fede, più di quanto si sospettasse, sembra arenata nella cavità delle orecchie, bloccata nella tromba di Eustacchio, incapace di accedere al cervello, al cuore, ai polmoni, alla vita” (pag. 73).

La seconda parte del libro ha per tema “La crisi della Chiesa come cambiamento epocale”. Sono pagine di accurata analisi sugli cambiamenti più significativi avvenuti nella Chiesa a partire dal Concilio Vaticano II, volte a spiegare “Il cambio di paradigma” accaduto che esprime così: “Non è finito il cristianesimo, è finita quella che qui sopra abbiamo chiamato la ‘cristianità’ e che per molti secoli è stata definita dal termine latino christianitas. Molto appassionati sono le pagine che dedica allo “guardo profetico di don Milani”, finalizzate ad introdurre il lettore alla questione di fondo: I segni dei tempi”. Molto interessante i due punti di osservazione che sceglie per aiutare a comprendere i segni dei tempi: Il Credo e la pandemia.

La conclusione ha per sottotitolo: “Conteggio e contagio, mietitura e spigolatura”. In essa Castellucci parte dalla tentazione sempre presente del ‘fare i conti’, cioè dal voler trarre conclusioni in base ai risultati raggiuti, evidenziando come questa tendenza fosse presente anche tra i discepoli di Gesù, spesso insofferenti perché non vedevano giungere il Regno di Dio, cioè quello che loro si erano prefigurati. Ma poi spiega che quando uno cerca di quantificare l’amore, “significa che l’amore è in dubbio, perché non sopporta la domanda di essere conteggiato”. (pag. 126). Introduce a questo punto il termine contagio e scrive: “La Chiesa non cresce a forza di numeri, ma appunto per contagio, per testimonianza. … Essere in tanti, fare impressione, non significa molto, se non mettiamo radici profonde” (pag. 128). Questo tema coinvolge anche l’aspetto pubblico e sociale della Chies, che nel Vangelo è spiegato con le parabole del sale e della luce. “Una Chiesa – scrive Castellucci – che fa della sua rilevanza sociale, economica e politica, una bandiera opprime la dignità umana. Una Chiesa che rinuncia alla sua rilevanza evangelica e alla testimonianza della ‘carità nella verità’ rinuncia a dare il proprio apporto alla dignità umana” (pag. 132).

Mons. Castellucci conclude utilizzando un’altra parola: Spigolatura, per indicare che per la Chiesa non è tempo “di organizzare un raccolto in grande stile, con macchine agricole sofisticate”, perché per la Chiesa le crisi “sono il tempo della mietitura, sono il tempo della spigolatura”. E conclude così: “Spigolatura è un’operazione che si compie a mani nude, senza l’ausilio di strumenti artigianali come la falce, o industriali come la mietitrebbia.” (pag. 134) Quasi conseguenziale a questo punto il riferimento al Sinodo che lasciamo ai lettori del libro.

Un libro particolarmente utile e attuale che può aiutare tutti a ritrovare una strada che sembra che in questi anni sia stata smarrita o che si presenti confusa.

 

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