Per battere paura e inoculare speranza: la Giornata della Colletta alimentare

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di Francesco Inguanti

Domani sabato 27 novembre 2021 si svolgerà per la 25esima volta la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare. Veramente dovremo dire per la 24esima volta, perché all’appello manca quella dell’anno scorso, fatta in modo “dematerializzato”

Quando domani mattina all’apertura del supermercato dove andremo, inizieremo a dire il primo: “Buon giorno signora” il pensiero dell’anno che manca all’appello sarà oltremodo presente. Forniti di scatoloni, pennarelli, pettorine, volantini e quant’altro avremo con noi due strumenti in più: le mascherine e il distanziamento. E questo ci ricorderà per tutto il giorno i terribili mesi che abbiamo alle spalle.

Penseremo anche a quanti erano con noi l’ultima volta e quest’anno non ci sono. Penseremo a quelli deceduti per varie ragioni, non ultima il Covid, ma vi dovremo aggiungere anche quelli che sono rimasti a casa, perché in loro la paura prevale sulla generosità d’animo.

            

Ecco perché la prima cosa da fare sabato mattina è ringraziare, ringraziare innanzitutto perché ci siamo. Il Covid ci ha insegnato che nulla ormai può essere dato per scontato; e quindi prendere atto che ci siamo e insieme a noi c’è anche la Giornata della Colletta non è cosa da poco. Non è sentimentalismo, ma fa parte di quel duro realismo che ci accompagna ormai da tanti mesi.

La nostra presenza dinnanzi ai punti vendita contribuirà anche a ridurre un po’ della paura che purtroppo attraversa tutta la nostra vita attuale. Come tutti, che siamo stati prima figli e poi genitori, noi sappiamo che la paura non si vince mai stando da soli, isolati in casa. Da bambini era sufficiente per vincere la paura la mano del papà, da papà abbiamo fatto lo stesso con i nostri figli, da adulti spesso l’abbiamo rifatto con i nostri genitori, nei momenti più terribili della sofferenza e della malattia. L’uomo positivo non può stare da solo. È nato e vive per la relazione con l’altro. Chi si priva di questa opportunità si priva della possibilità di giungere ad una piena maturità relazionale.

Ecco perché essere domani anche solo in due o tre dinnanzi un supermercato sarà un modo concreto e facilmente comunicabile per aiutare tutti a combattere la paura. Sia chiaro, la paura non è solo quella del contagio, che con le giuste precauzioni si può affrontare, ma quella più grave dell’altro, del luogo, della circostanza. La paura che nasce dall’idea che l’altro non è più una risorsa, ma può costituire un pericolo.

La Colletta può aiutare a riprenderci parte della socialità che obtorto collo abbiamo perso. Con la nostra presenza, con il nostro modo di dire “Grazie”, con lo sguardo (visto che la mascherina ci impedirà di offrire un sorriso), potremo dire a tutti che fare la Colletta è una maniera per affrontare positivamente le difficoltà dell’oggi.

I mesi trascorsi ci hanno fatto incontrare tanti, tantissimi casi di bisogni, vecchi e nuovi, ma con essi tanta inattesa generosità di chi ha donato cibo, danaro, tempo perché la catena del Banco Alimentare non si interrompesse e l’ultimo litro di olio giungesse a destinazione. A questa generosità già in atto potremo domani aggiungere la nostra, magari quella di una sola ora trascorsa come volontari dinnanzi un supermercato, allungando ulteriormente l’esperienza della solidarietà che attraversa tutto il nostro Paese.

Tutto ciò aiuterà anche a incrementare la speranza sul futuro che ci attende. Non un futuro in cui tutto andrà bene, senza saperne giustificare il motivo, ma una speranza fondata sulla certezza che solo insieme possiamo contribuire ad uscire dalla pandemia e tornare alla socialità che tutti desideriamo. I piccoli gesti che potremo compiere domani potranno rinvigorire la speranza di tutti, più di qualunque sermone o discorso.

Domani sera certamente faremo il raffronto con la quantità di alimenti raccolta l’anno precedente, ma ciò che ci darà senso e soddisfazione saranno gli incontri carichi di speranza che riusciremo a innescare.

Domani forse saremo in meno, forse mancheranno i bambini, non è detto che ci saranno tanti giovani, ma non saranno certo questi dati a dare senso alla giornata. Certeremo incontreremo una persona, come la vedova del Vangelo che gettò due sole monetine nel tesoro del tempio, che ci aiuterà a capire che non sarà la quantità di scatoloni che chiuderemo a fine giornata a farci felici.

Potremo aiutare questa ipotetica persona e tutte le altre che incontreremo rinnovando in lei la speranza che ci viene dalla certezza che un destino buono è stato preparato per ciascuno di noi. A noi il compito di scoprirlo, anche se non corrisponderà a quello che avevamo ipotizzato. Ecco perché domani sarà una bella giornata.

 

 

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