Affetto, amicizia e gratitudine per Mons. Naro

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Carissimo Monsignore Dolce,

mi ha commosso leggere in Giornotto la lettera del dottore Stefano Gorgone nella quale è fatta memoria di monsignor Naro come “pastore esigente ed, a volte, intransigente e scomodo, ma anche lungimirante, coraggioso, innovativo”. In queste parole ritrovo il mio pensiero e nel contenuto della lettera rivivo i miei sentimenti. Anch’io, nel piccolo della mia esistenza, ho avuto il privilegio di incrociare il passo del vescovo Naro sulla mia strada: dai suoi insegnamenti ho ricevuto un inestimabile patrimonio che custodisco e al quale continuo ad attingere; dal suo esempio ho ricavato una linfa che negli anni ha alimentato il mio operato.
Con queste righe sento, innanzitutto, di dovere rivolgere un grazie al dottore Gorgone per la bontà dello scritto che ha fatto pervenire in redazione.
La nostra Chiesa monrealese, ricordando Monsignor Naro, si adopera in tal modo per rendere un chiaro omaggio alla profonda spiritualità di questo suo Pastore il quale, seppur per breve tempo, ha avuto l’onore e l’onere di servirla.
Era solito, monsignor Naro, farci dono di riflessioni articolate intorno a tre punti, figli di una capillare conoscenza dottrinale e morale nonché frutto, a volte, di meditazioni sofferte prima di essere offerte. Oggi, noi fedeli della Chiesa diocesana che è in Monreale, potremmo farne ripassare nel cuore la memoria attraverso l’espressione di tre sentimenti: affetto, amicizia e gratitudine.
Affetto – in primo luogo -, come moto pulsante dell’anima di una comunità ecclesiale che ha cercato di farsi prossima al suo Pastore, pur non essendo sempre riuscita a coglierne le attese, i propositi e le speranze.
Amicizia, come slancio di quella corresponsabilità alla quale, durante il suo breve episcopato, egli ha molto anelato e rispetto alla quale ha parecchio scritto e condiviso perché, individualmente e come realtà comunitarie locali, ci interrogassimo, al fine di sviluppare quel senso di identità di battezzati essenziale per riuscire a dare un futuro alle nostre parrocchie.
Gratitudine, infine, come avvertimento interiore, frutto di stima e di rispetto per quanto, con la voce della preghiera e sotto il peso non trascurabile della sofferenza, egli ha operato nella quotidianità del servizio episcopale.
Le difficoltà, gli impedimenti e i limiti della fragilità umana avranno certamente provato il suo cammino personale così come intaccano il cammino della Chiesa peregrina sulla terra ma – come egli stesso ebbe a scrivere – questi “non oscurano lo splendore della santità di Dio”.
Onorare oggi la memoria di monsignor Naro, nel giorno del 14º anniversario della sua nascita al Cielo, non è un atto dovuto ma si fa espressione di una carità ecclesiale nutrita dal ricordo vivo di un Pastore che ha ammirato la nostra Chiesa diocesana esortando tutti noi fedeli della Chiesa di Monreale ad avere per essa lo stesso tipo sguardo perché – come si legge nella sua lettera pastorale “Amiamo la nostra Chiesa” – “non si può amare la Chiesa senza ammirarla. La si ama perché la si ammira e la si ama ammirandola […] Si ama ciò che si ammira, perché ci attrae e lo si trova bello. È dall’ammirazione che scaturisce l’amore. Che cosa ammiriamo nella nostra Chiesa tanto da non potere non amarla? Essenzialmente la presenza salvatrice del Signore risorto. Non altro.”
CordialmenteMaria Rosaria Meli

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