Monsignor Naro: un pastore lungimirante, intransigente e, a volte, anche scomodo.

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di Stefano Gorgone

Carissimo direttore,

spero che sia ancora vivo nei nostri concittadini e nella diocesi di Monreale il ricordo di un autentico testimone della fede e del Vangelo qual fu l’arcivescovo monsignor Cataldo Naro, scomparso improvvisamente a soli 55 anni nel pomeriggio del 29 settembre 2006.

Ho sempre considerato un onore ed un privilegio averlo conosciuto ed aver potuto contare, come tanti altri, anche dopo la sua scomparsa, sul suo esempio e sulla sua preziosa amicizia spirituale.

Come dimenticare la sua gioia a Loreto nel settembre 2005 per la beatificazione della partinicense Pina Suriano alla presenza di Giovanni Paolo II o in occasione dell’ordinazione di nuovi sacerdoti, un evento che egli considerava “una straordinaria gentilezza del Signore, un bellissimo dono, una grande consolazione”?

E’ grazie al suo spirito di sacrificio, al suo incondizionato amore per la verità e la giustizia che la Chiesa monrealese si è rinvigorita e rinnovata, perché “se il seme muore produce molto frutto”.

“Monreale è la Chiesa che Dio mi ha affidato. Qui c’è una storia straordinaria di santità e di bellezza. La Chiesa di Monreale è il mio posto. Io l’amo e per essa voglio dare la mia vita senza riserve”.

E’ un’espressione che mi ha sempre suscitato un’intensa emozione per la sua forza espressiva, per la sua carica profetica. Essa indica un amore sconfinato del Pastore per la sua missione, amore che si è esplicitato nel tempo attraverso le tante opere ed iniziative concretizzate come la realizzazione di un seminario vicino al palazzo arcivescovile, la sua paterna attenzione per i seminaristi verso i quali nutriva “un’attesa grande”, la visita pastorale nei comuni della diocesi realizzata allo scopo di “suscitare in tutti il desiderio di continuare insieme il nostro cammino ecclesiale di trasmissione della fede”.

Impossibile sintetizzare in questo breve scritto l’intensa attività culturale e pastorale svolta da monsignor Naro, pastore esigente ed, a volte, intransigente e scomodo, ma anche lungimirante, coraggioso, innovativo. Ferma e decisa è stata la sua condanna della criminalità mafiosa, alla quale contrappose il progetto pastorale “Santità e legalità”, per un impegno cristiano di resistenza alla mafia. “L’identità più vera delle nostre comunità – diceva – non è rappresentata dalle figure della grande criminalità che hanno insanguinato le strade. I nostri eroi sono gli uomini e le donne che hanno fatto un cammino di santità ed intercedono per noi.”

Profondo studioso del movimento cattolico parlava volentieri dell’impegno dei cristiani in politica fornendo continuamente stimoli e consigli e dando anche indicazioni concrete per lo sviluppo economico e sociale del nostro territorio.

Certamente monsignor Naro ha inaugurato una stagione nuova nella storia della testimonianza religiosa della nostra diocesi, stagione che continua ancora oggi.

Il documento che si può considerare come un suo testamento spirituale è la Lettera pastorale “Amiamo la nostra Chiesa” nella quale il Presule manifesta la sua profonda ammirazione per la nostra cattedrale, “l’orgoglio e la gratitudine di appartenere alla chiesa monrealese con semplicità e senza distanze”. E’ una lettera in cui Egli riconosce la complessità e le difficoltà incontrate nel governo della diocesi e fa appello ad una maggiore corresponsabilità ed unità dei credenti attorno alla figura del vescovo, una lettera che ci dà la possibilità di guardare nel cuore di mons. Naro, perché rivela la sua profonda umiltà e la sua saggezza, ma anche la sua tenacia e la sua determinazione nel portare a compimento la sua missione di annunciatore del Vangelo.

Nel 2003, appena un anno dopo la sua ordinazione episcopale, l’amministrazione comunale del tempo gli ha conferito la cittadinanza onoraria. “Un gesto che mi onora grandemente”, disse . “ Onora la mia persona, ma nella mia persona la Chiesa di Monreale. La città mi riconosce suo cittadino. Sono davvero grato di un tale riconoscimento”.

Pur essendo pienamente consapevole delle sue precarie condizioni di salute monsignor Naro continuò fino alla fine ad attraversare i paesi e le campagne della diocesi “per conoscere tutti e stare vicino a tutti”. Come è stato opportunamente detto “non è morto di malattia. E’ morto di carità pastorale, di amore per la Chiesa di Monreale”.

Monsignor Naro oggi riposa nella chiesa madre della sua città natale : San Cataldo. Onorare la Sua memoria per noi comporta il saper far tesoro dei suoi insegnamenti, del suo alto ministero pastorale.

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