Il Coronavirus non ferma il ricordo e la memoria per la Beata Pina Suriano

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di Francesco Inguanti

Il Coronavirus non può fermare il trascorrere del tempo e quindi neanche la celebrazione degli anniversari. Ma ha costretto tutti ad una profonda revisione e adeguamento alle nuove disposizioni. Così è accaduto anche per la solennità della Beata Pina Suriano del 19 maggio 2020.

Mons. Antonino Dolce, da pochi mesi nominato Rettore del Santuario, ha spiegato che di fronte alla necessità di ottemperare a numerosi divieti nell’interesse della salute di tutti, si è deciso per quest’anno di limitare a quattro sole celebrazioni eucaristiche la ricorrenza, rinunziando ad ogni altro tipo di manifestazione pubblica.

Lunedì 18 mons. Giuseppe Ruggirello nella sua qualità di Assistente Diocesano dell’A. C. Adulti ha presieduto quella nella quale è stata offerto l’olio per la lampada votiva.

Martedì 19 di mattina sono state celebrate due messe: una da padre Massimiliano Nobile, religioso dei Padri Rogazionisti, ed un’altra da mons. Antonino Dolce. Nel pomeriggio l’arcivescovo mons. Michele Pennisi ha presieduto una concelebrazione eucaristica, seguita dai fedeli tramite Facebook.

Alla fine della messa abbiamo chiesto a mons. Pennisi che riferimenti si possono trovare tra l’odierna situazione contraddistinta dalla pandemia e la vita della Beata Suriano. “In quella circostanza – così esordisce – così scriveva ad un’amica:” Si avvicina il tempo della mia partenza per la campagna e il mio cuore soffre molto… perché non potrò più cibarmi delle carni immacolate di Gesù, né potrò assistere quotidianamente al sacrificio della Messa”. Altra privazione le veniva inferta da sua madre quando in vario modo le impediva di recarsi in chiesa. A tal proposito scriveva: ”Spesso faccio la comunione spirituale, e col pensiero corro subito al Tabernacolo Santo dove Gesù se ne sta notte e giorno rinchiuso, legato dal suo stesso amore”. In questi mesi appena trascorsi questa esperienza è stata condivisa da tutti e quindi tutti prossimo imparare da lei come si può cristianamente vivere anche la separazione dall’Eucarestia”.

Gli chiediamo se vi sono altri riferimenti. “Un altro riferimento – aggiunge – sono le campane. Al suono delle campane sentiva forte il desiderio di nutrirsi di Gesù presente nel sacramento dell’Eucaristia e così scriveva:” Sentendo la campana… ogni mattina il mio pensiero è di andare a messa e ricevere la Carne Immacolata di Gesù” e ancora: “Nel ricevere Gesù nella S. Comunione mi sento proprio attratta dalla sua mano e a starmene per quanto mi sarà possibile proprio con Lui, pensando solo a Lui, sospirando solo con Lui”.

“Anche se il contesto non ha consentito altre espressioni pubbliche la festa è stata molto sentita e seguita – ha aggiunto monsignor Dolce – ed il santuario è stato meta continua di fedeli in questi mesi. Per tornare al suo rapporto con l’Eucarestia mi piace ricordare cose scrisse sul rischio insidioso dell’abitudine, che può essere presente anche in noi:” Quando riceviamo Gesù è come immergerci in un abisso di grazia, di amore, di misericordia, di felicità, di beatitudine. Ma avviene proprio così quando riceviamo Gesù? Oh no! Mie care, dobbiamo confessarlo; non è la fame di Gesù Ostia che ci spinge a Lui     , ma spesso l’abitudine, non è il desiderio di ascoltare la sua voce divina che ci avvince e ci trascina, ma il bisogno di non lasciare un’azione che rientra fra le abitudini della vita. E poi dopo averlo così ricevuto, nei momenti più preziosi e più intimi, rimaniamo in silenzio, ci diportiamo con lui come uno sconosciuto col quale si vada in viaggio, non come uno sposo e un padre affettuoso. Ripetiamo quelle poche parole imparate, e possibilmente pensando alle vanità, ai capricci, a quello che si dovrà fare, e dopo pochi istanti voltiamo le spalle e addio”.

Mons. Pennisi torna poi sul tema dell’amore: “L’amicizia con Gesù non è qualcosa di sentimentale e di sdolcinato, ma di profondo e di concreto che dà senso all’amicizia umana, è qualcosa che ci immerge nella vita reale e che ci portiamo sempre dietro. Gesù precisa che l’amore non si esaurisce nelle belle parole ma deve concretizzarsi nell’adempiere la volontà del Padre passa attraverso l’osservanza dei comandamenti. Gesù ci dice: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti“. L’osservanza dei comandamenti non è un dovere imposto, un obbligo esterno, ma un atto libero di riconoscenza per chi ci ha amato fino a donare la sua vita per noi. Solo perché ci sentiamo amati possiamo amare come ha fatto la beata Pina Suriano dell’amore gratuito, gioioso e generoso degli innamorati”.

L’ultimo tema della conversazione con l’Arcivescovo è la gioia. “A proposito della gioia la nostra beata ha scritto: “Gioia e allegria non sono sinonimi di peccato, ne sono anzi le cose opposte. Dove c’è peccato c’è infelicità. […] Solamente il cristiano vero può avere la vera gioia. Il vero cristiano è quello che vive della vita di Cristo. Il vero cristiano è pieno di gioia. Nostro Signore vuole dei seguaci che sorridono nella vita”. Questa circostanza – ha proseguito – è propizia per chiedere alla Beata Pina Suriano che la comunità ecclesiale di Partinico possa essere una comunità eucaristica che si nutre alla mensa del pane di vita eterna, continua la bella esperienza della adorazione perpetua, si fa pane spezzato per i fratelli e le sorelle bisognosi di cibo, di vestiti, di un lavoro dignitoso ma anche assetati di felicità ed affamati di amore”.

Va per ultimo detto che anche la comunità parrocchiale di Sant’Ernesto in Palermo ha ricordato nella preghiera la Beata da Partinico. “Avevamo in animo alcuni mesi fa – ha detto il parroco don Carmelo Vicari – di svolgere alcune manifestazioni tra la nostra parrocchia e il Santuario di Partinico. Speriamo ardentemente che tutto ciò sia possibile l’anno prossimo”.

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