Sentirci tutti dentro la stessa barca, la certezza perché lì c’è il Signore

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di Luciano Carota

Proseguiamo nell’ospitare contributi su quanto detto da papa Francesco il 27 marzo scorso in piazza San Pietro con uno scritto di Luciano Carota responsabile regionale del Movimento Prosanctitate.

Già da settimane, incomincio la mia giornata partecipando in video alla S. messa celebrata dal Santo Padre Francesco, nella sua cappella in Santa Marta. Già di per sé questo mi suona “strano e non usuale” … da quanto tempo non iniziavo la mia giornata feriale con la S. Messa? Forse dai tempi in seminario.

Il bello di tutto questo è che partecipo con mia moglie e mia figlia… insieme… dalla cucina interrompendo le cose che solitamente si fanno alle 7 di mattina.

Rifletto e forse mi convinco che questo tempo di Quaresima, non più in senso “lato” ma reale tangibile, è un tempo propizio per riscoprire la mia fede di cristiano impegnato, praticante, amante della liturgia, dei canti corali e polifonici.

Effettivamente ha ragione l’autore di un articolo letto recentemente: “Avevamo bisogno di digiunare, credetemi. Avevamo bisogno di stoppare le nostre troppe Messe semi-deserte per riprendere la Parola in mano e, come Paolo fa scrivendo ai Corinti, ridirci ciò che abbiamo ricevuto. Come una coppia un po’ stanca che non sa più stupirsi e sta insieme più per abitudine che per nostalgia, ho paura che la nostra fede si sia appiattita proprio davanti a tanta grandezza”.

Assistere, o meglio, partecipare alla preghiera di un Papa apparentemente solo nell’immensità di spazi dedicati alle grandi assemblee liturgiche e celebrative, partecipare alla preghiera incessante di un uomo fragile, lento, claudicante ma, forte della sua fede consapevole di essere carico delle preghiere di una umanità intera, a prescindere da religione, razza, stato, mi ha dato la certezza, (ancora se non l’avessi avuta realmente) della grandezza della nostra fede in Dio.

Proprio in quei momenti, nel vedere quell’uomo in bianco solo, ho avuto la sensazione, anzi la certezza, di essere in comunione con milioni di altre persone, il sentirci tutti dentro la stessa barca che affronta la tempesta, ma con la certezza che in quella stessa barca c’è il Signore che, commosso della paura degli apostoli che impauriti chiedevano il suo aiuto, metterà a tacere la burrasca, riportando il sereno e la bonaccia; Convinti che Colui che ha sedato la tempesta sul lago è certamente capace di far cessare la burrasca nel nostro cuore e nella società (Mc 4,39).

Da quella stessa barca comune il Signore ci ha dato prova che, come nell’episodio della pesca miracolosa, ci donerà ancora beni e grandi cose, uomini guida per il suo popolo santo e la sua Chiesa.

A quante cose “superflue” stiamo rinunciando nello stare a casa in famiglia sotto lo slogan “iorestoacasa”? con l’esperienza della riscoperta di valori dimenticati: il dialogo in famiglia, la preghiera comunitaria, la recita del S. Rosario, cercando freneticamente sui social dirette o trasmissioni messe a disposizione on line.

Questo è anche un valore non trascurabile: consultare i social, chat ecc. non per curiosità di sapere i fatti degli altri o per mera curiosità, ma per un intento comune nel pregare, non da soli ma accomunarci alla preghiera universale, è qualcosa di grande rivoluzione spirituale, culturale. Ci siamo sentiti accomunati a tantissimi altri fratelli, non solo appartenenti alla mia comunità ecclesiale, parrocchiale, ma una intera Chiesa che prega il suo Signore Dio.

Diceva il mio care padre spirituale p. Umberto G. Sciamè (frate cappuccino): “Ogniqualvolta ci aggrappiamo con fede alla sua forza, Dio trasforma meravigliosamente ogni situazione difficile o disperata che sia”, ecco cosa mi ha ribadito con forza l’esempio di papa Francesco.

 

 

 

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