San Sebastiano: tra fede e folklore

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Oggi 20 gennaio ricorre la memoria liturgica di San Sebastiano, santo vissuto lontano dalla Sicilia che in Sicilia ha però particolare venerazione, la quale si esprime anche in numerose feste che si svolgono prevalentemente durante l’estate. Abbiamo chiesto un contributo a Nello Blancato che ne ha studiato ampiamente la storia, la tradizione e le feste che si tengono soprattutto nella Sicilia Orientale.

Il duplice martirio tra storia e leggenda

di Nello Blancato

Oltre a sant’Ambrogio che nel dare notizia del martire, lo definisce “cittadino milanese e cavaliere romano”, sono due le fonti più considerevoli che narrano di san Sebastiano: la “Depositio Martyrum” del 354, e gli “Acta” con la “Passio sancti Sebastiani Martyris” del V secolo. Ambedue le fonti sono una inscindibile combinazione di storia, di pietà popolare e leggenda. Gli “Atti” narrano, fra l’altro, del secondo martirio: fustigazione nell’ippodromo del Palatino e annegamento nella Cloaca maxima.

L’imperatore Diocleziano era venuto a conoscenza che, Sebastiano, tribuno della guardia imperiale e quindi uomo di sua fiducia, non solo recava conforto ai cristiani incarcerati e condotti al supplizio, ma faceva pure opera di proselitismo e testimonianza convertendo soldati e prigionieri. Sdegnato, lo condannò a morte mediante il supplizio delle frecce.

L’esecuzione avvenne sul Palatino, lo stesso colle ove Romolo, nel 753 a.C. aveva tracciato il solco per fondare Roma, e precisamente nel luogo denominato “Campus“. Qui il martire fu denudato e legato ad una colonna per essere trafitto dalle frecce degli arcieri.

Quando durante la notte i cristiani si recarono sul luogo del martirio per recuperare il corpo del Santo si accorsero che Sebastiano era ancora vivo. Lo affidarono alle cure di Irene, vedova del martire Castulo, e il tribuno riacquistò miracolosamente la salute.

Guarito si ripresentò all’imperatore sulla scalinata del tempio di Eliogabalo (poi tempio di Giove) e lo sfidò a viso aperto, senza paura (…nunn’è-ssantu ri paura!…), proclamando la sua fede e rimproverandogli le persecuzioni contro i fratelli cristiani.

Nei pressi del tempio in cui è stato individuato il podio, oggi si trova la chiesa di san Sebastiano al Palatino).

 

(Chiesa di San Sebastiano al Palatino)

Diocleziano, allora, fatto arrestare il martire per la seconda volta, lo fece tradurre nell’Ippodromo (Hippodromus Palatii  o Stadium, sul lato orientale della  Domus Augustana) condannandolo alla fustigazione  e quindi all’annegamento nella vicina  Cloaca maxima  – …affinchè i cristiani non facciano di lui un martire – urlò adirato.

Era il 20 gennaio dell’anno 304.

Durante la notte il santo comparve in sogno alla matrona Lucina indicandole il luogo esatto dove avrebbe trovato il suo corpo privo di vita e ordinandole di seppellirlo ad Catacumbas (sulla via Appia), all’ingresso della grotta vicino le spoglie degli Apostoli (Pietro e Paolo): In cloaca, illa quae est iuxta circum, invenies corpus meum pendens in gompho. Hoc tu dum levaveris perduces annuncio catacumbas et sepelies in initio cripte iuxta vestigia Apostolorum (Acta s. Sebastiani).

Lucina aiutata da altri amici cristiani ritrovò il corpo di Sebastiano impigliato in un gancio. Lucina ritrovato il corpo del martire andò a seppellirlo lo stesso giorno con tutti gli onori “ad Catacumbas“, come le era stato ordinato. Queste catacombe erano dette allora “Memoria Apostolorum” per la presenza delle reliquie degli apostoli Pietro e Paolo lì trasferite nel 258 per salvarle dalle persecuzioni.

In seguito, sempre nei primi anni del IV secolo, traslate le reliquie dei due apostoli nei luoghi del loro martirio, dove poi si costruirono le celebri basiliche (basilica di san Pietro in Vaticano e basilica di san Paolo fuori le mura), la popolarità del culto di san Sebastiano e l’ampia diffusione della sua leggendaria “Passio” finirono con il dare grande risonanza a tutto il complesso delle catacombe dove era sepolto il santo. Col tempo, continuando ancora ad espandersi per tutto il Medioevo il culto per il santo martirizzato due volte, sul finire del VI secolo, come testimonia S. Gregorio Magno, la chiesa e le catacombe presero il nome di “Basilica e Catacombe di san Sebastiano”.

Il culto

San Sebastiano è uno dei santi più celebrati in Sicilia. Sono tantissime le chiese a Lui dedicate e tantissime le feste che si svolgono in suo onore il 20 gennaio e/o in un’altra data convenzionale.

È patrono, compatrono o protettore di molti comuni dell’isola come Palermo, Acireale, Siracusa, Melilli, Palazzolo, Avola, Barcellona P. di G., Mistretta, Cerami, ecc. San Sebastiano è il taumaturgo contro la peste e le epidemie e protegge i muti, gli arcieri, i tappezzieri, gli artigiani di metalli, i giardinieri, i pompieri, i vigili urbani.

In provincia di Siracusa la devozione verso San Sebastiano aumentò notevolmente a partire dal 1414, anno in cui, presso l’antico porto di Trogilo, vicino a Melilli, avvenne il miracolo della cassa con il simulacro del Santo. Rimasta intatta, dopo il naufragio della nave inglese che la trasportava, furono in molti a tentare di recuperarla, ma fu tutto inutile: la cassa, appena la si toccava, diventava pesantissima, sembrava piantata sugli scogli. Solo i melillesi, miracolosamente, riuscirono a sollevarla e a portarla in paese. Da allora Melilli, con la sua “Basilica di San Sebastiano”, diventò un importante punto di riferimento per tutti i devoti sansebastianesi.

(Foto di Pietro Fazio)

Anche a Palazzolo, il culto per San Sebastiano, protettore della città, è assai vivo e sentito, e, assieme a Melilli, questo centro condivide il primato di una profonda e secolare devozione. In queste due città del Siracusano la festa in onore del martire si svolge con modalità diverse e in date differenti: il 4 maggio a Melilli, il 10 agosto a Palazzolo.

Le feste

La festa che si celebra a Melilli (SR) è prevalentemente incentrata sul “viaggio” dei nuri: sono i devoti di San Sebastiano che, per promessa, a piedi e scalzi, col capo coperto, con pantaloni e camicia bianca e con una fascia rossa a tracolla e ai fianchi, fin dal primo mattino al grido di “Prima Diu e Sammastianu”, si recano dai paesi vicini al santuario del martire per offrirgli il rituale mazzetto di fiori ma, soprattutto, la loro personale sofferenza.

(Foto di Pietro Fazio)

A Palazzolo Acreide (SR) la festa è molto più articolata e complessa: ai momenti liturgici e devozionali si aggiungono e si alternano momenti di spettacolarità, di folklore, di cultura. Alle ore 13,00, dopo la messa con il panegirico, la Sciuta. La spettacolarità è data dall’incomparabile scenografia d’insieme che viene a crearsi nel momento in cui il Santo portato a spalla nuda dai devotissimi, compare sul sagrato e incomincia a scendere l’interminabile scalinata ottocentesca. È uno spettacolo di ineguagliabile suggestione! I ‘nzareddi, striscioline arrotolate di carta colorata lunghe circa due metri, sistemati sui tre ordini della facciata barocca e sventagliati dalle micidiali bocche infuocate degli obici, vanno ad ammantare il fercolo, i portatori, la scalinata, la piazza. Altro momento di grande spettacolarità è quello della “Catena umana” della ripidissima salita Fiumegrande. Prima sale la vara delle reliquie. Dopo quella del santo. Inizia a salire la scalinata, lentamente, lentamente, poi, all’improvviso, superate le scale, la vara è come se si impennasse, si mette a correre in salita, sembra scivolare su un binario immaginario: centinaia di braccia, di mani, in un unico afflato, una dopo l’altra si cercano, si trovano, formano repentinamente due lunghissime file che si innestano ai portatori: la pesante vara, allora, a partire da questo istante viene portata e tirata nello stesso tempo con sforzi indicibili, guai a fermarsi. È una vera e propria “catena umana”, una catena di fede e di devozione al santo.

Diversa da quella di Palazzolo è la festa di Acireale (CT), città in cui il culto per il santo risale al 1577 quando Sammastianuzzu la liberò da una terribile epidemia di peste. San Sebastiano ad Acireale viene festeggiato il 20 gennaio. Alle ore 7,00 si apre la cappella dove il Santo è custodito (svelata). Dopo il “pontificale”, il simulacro viene trasferito sul settecentesco fercolo d’argento e alle ore 11,00 il “Santo”, al grido di “Viva Sammastianu” e sotto una pioggia di volantini e di bombe, esce sulla vara correndo (nisciuta), tirato e spinto dai devoti scalzi e vestiti dell’abito devozionale. Dopo una veloce e perfetta virata al centro della piazza, inizia il giro per le strade della città con la banda, le donne scalze per grazia ricevuta e migliaia di fedeli. I portatori, ognuno sempre allo stesso posto sotto le baiarde, sono guidati dai manichieri che hanno la responsabilità di governare la rotta della “macchina” la quale si muove su quattro ruote di ferro. Il Santo, poi, in alcuni punti della città, si mette a correre, ciò avviene sotto l’arcu ro viscuvu, nella nisciuta re cappuccini e presso la cchianata ri San Biaggiu. Alle ore 16,30 c’è la sosta presso la vecchia stazione ferroviaria. Qui il Santo viene accolto dalla maschittaria e da un lunghissimo fischio del treno per ricordare la grazia del ritorno a casa che, in occasione della 1a guerra mondiale, San Sebastiano concesse a molti giovani acesi. Verso l’una di notte, il Santo rientra (trasuta) sotto l’esplosione dei jochi ri focu che illuminano a giorno il monumentale prospetto della secentesca Basilica.

A Canicattini Bagni (SR) San Sebastiano rispetto a Melilli viene festeggiato circa una settimana prima, esattamente l’ultima domenica di aprile. Anche qui, dagli inizi di questo secolo, si svolge la processione dei nuri. Il giorno della festa di primo mattino i penitenti si riuniscono presso la Villa del Seminario. Dopo una breve meditazione davanti al simulacro di S. Sebastiano presso la cappella della “Villa”, alle ore 7 il gruppo (una quarantina circa) con al seguito nuri bambini e nuri donne, si avvia al grido di “E chi semu tutti muti… prima Diu e Sam Mastiaaanu; cu vera firi lu ciamamu… prima Diu e Sam Mastiaaanu; …” Arrivati alla chiesa delle Anime del Purgatorio prelevano la statua del Bimartire e la portano in processione fino alla chiesa Madre dove viene celebrata la Messa con panegirico. Nel pomeriggio il Santo viene processionato per tutto il paese.

Sebastiano ad Avola (SR) è festeggiato nella seconda domenica di maggio. Il culto per il bimartire esisteva già dal 1449, ma la festa si incrementò partire dalla seconda metà del secolo scorso.  Il rito deinuriavolesi è assai ricco di spettacolarità e di devozione allo stesso tempo. Partono alle 7 del mattino dall’edicola di S. Sebastiano detta “U Misteri“, a circa 4 chilometri da Avola. La prima parte della processione è composta da devoti con gli abiti usuali e con molte donne e bambini vestiti di rosso che invocano S. Sebastiano recando in mano ceri, ex voto, statuette del santo e altro. Segue un coreografico serpentone bianco, lunghissimo, che copre a vista tutto l’asfalto della statale 115: sono i nuri che, scalzi e con il mazzetto di fiori in mano, consumano il rito del pellegrinaggio al Santo “senza paura”.

Anche a Ferla (SR) i nuri sono tra i protagonisti della festa che si celebra il 20 luglio. Anzi qui hanno il privilegio di essere i portatori del Santo. Si vestono nella parte alta del Corso, nei pressi della chiesa di Santa Maria delle Grazie. La loro tenuta è prettamente estiva: capo scoperto, petto nudo con una fascia rossa di traverso legata ai fianchi e sulla quale è appuntata l’immagine del Santo, pantaloni bianchi filettati di rosso ai lati. Verso le ore 11,30 accompagnati dallo stendardo e dalla banda e al grido di “…e cchi ssiemu tutti muti? Viva San Mmastiaaanu!…” si avviano in processione verso la chiesa, preceduti da un lungo nastro rosso con il denaro offerto da loro stessi, da fasci di fiori e dal nuru più anziano che regge il quadro del Patrono. Dopo una breve sosta davanti al sagrato, appena scocca mezzogiorno, repentinamente, al grido di Viva San Mmastiaaanu…! i nuri, di corsa vanno a caricarsi il fercolo all’interno della chiesa. Uscito il Santo tra scampanii, mortaretti e volantini colorati, inizia la solenne processione a spalla per le strade del paese.

(Foto di Pietro Fazio)

 

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