Coltivare l’Unità e la Fraternità

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di Luca Leone

Nell’apertura solenne dell’anno pastorale 2023/2024 presso la nostra Cattedrale di Monreale, gremita di numerosi partecipanti tra presbiteri, religiosi, religiose e laici provenienti da ogni parte della diocesi, il Vescovo S.E. Mons. Gualtiero Isacchi ha offerto un’omelia che non solo ha toccato i cuori dei presenti, ma ha anche fornito un fondamento spirituale solido su cui la comunità potrebbe costruire nel corso dell’anno. Attraverso tre punti chiave – l’unità nella fraternità, il significato della preghiera e l’importanza di lasciar andare ciò che ostacola la comprensione del “nome di Dio” – il Vescovo ha guidato l’assemblea in una profonda meditazione sulla fede e sulla vita cristiana.

L’omelia ha avuto inizio con un’appassionata invocazione all’unità nella fraternità: “Sull’esempio dei sacerdoti invito tutti voi, tutta la Chiesa diocesana, a perseverare nel perseguire l’unità nella forma della fraternità: è questo il compito che consegno alla Chiesa monrealese.” Queste parole non sono semplicemente un incitamento alla solidarietà, ma un richiamo alla missione fondamentale della Chiesa di essere un segno tangibile dell’amore di Dio nel mondo. Inoltre, evidenziano come la fraternità non sia un’opzione, ma una vocazione che discende direttamente dal nostro Battesimo, e che richiede un impegno attivo da parte di ogni credente.

Un altro punto di riflessione che ci deve guidare durante questo anno pastorale è in riferimento al significato della parola “Padre” nella preghiera cristiana. Nell’omelia, il Vescovo, citando l’evangelista Luca (Lc 11, 1-4), ha commentato: “Il discepolo non domanda che gli venga insegnata un’altra formula da ripetere all’occorrenza… La richiesta del discepolo è molto più profonda, coinvolge la sua intera esistenza.” Dobbiamo, quindi, riconsiderare la nostra comprensione della preghiera come un dialogo vivente con il Padre, piuttosto che come un elenco di richieste da presentare. La preghiera può diventare così un’opportunità per avvicinarci a Dio in modo più intimo e per conformare le nostre vite a quella di Cristo.

Una sfida che ci viene proposta è fare la differenza come cristiani nel mondo di oggi. “La fraternità, quindi, non è ‘il pallino del vescovo’, o una strategia pastorale, ma nemmeno è una scelta opzionale per il cristiano.” È necessario riflettere su come viviamo la nostra fede nella società secolarizzata di oggi, affinché possiamo incarnare il Vangelo non solo attraverso le nostre parole, ma soprattutto attraverso le nostre azioni quotidiane di amore, compassione e solidarietà. Questa è la differenza che il mondo cerca e che solo la vera fraternità cristiana può offrire.

Un’ultima provocazione giunta ai presenti è un invito a lasciar andare ciò che impedisce loro di comprendere appieno il nome di Dio come Padre. Ha utilizzato l’esempio del profeta Giona per illustrare questo concetto, sottolineando che la vera conversione richiede un abbandono completo alla volontà di Dio. “Carissimi fratelli e sorelle se vogliamo vivere la vita nuova del Vangelo dobbiamo lasciare andare i ‘ricini’.”: a partire da queste parole, esaminiamo i nostri cuori per identificare tutto ciò che ci tiene legati al mondo materiale e ci impedisce di vivere una vita centrata su Dio.

In conclusione, le parole del nostro Vescovo in apertura del nuovo anno pastorale, non solo ci offrono preziose guide spirituali per il nostro cammino di fede, ma ci sfidano anche a vivere una vita cristiana autentica nel mondo di oggi. Possiamo trovare ispirazione e guida in queste parole, mentre cerchiamo di incarnare il Vangelo nelle nostre vite quotidiane e nelle nostre comunità. Che l’anno pastorale che ci aspetta sia permeato da una maggiore unità nella fraternità, una preghiera più profonda e un’apertura al cambiamento che solo Dio può portare nei nostri cuori e nelle nostre vite.

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