di Giuseppe Cangemi (MonrealeNews)
Sono trascorsi tre anni da quando, il 31 luglio 2022, nel duomo di Monreale monsignor Gualtiero Isacchi riceveva l’ordinazione episcopale dal cardinale Marcello Semeraro.
Monreale dopo ben 755 anni ritornava al suo antico legame con la diocesi di Albano da cui proviene proprio monsignor Isacchi. Era il 25 aprile del 1267 quando Rodolfo Grosparmi, cardinale e vescovo di Albano, consacrò la Chiesa di Monreale in onore della Madonna. Un legame storico così ha avuto modo di riattualizzarsi e rivivere con l’arrivo di monsignor Isacchi a Monreale per la sua missione e per la Chiesa locale affidatagli da Papa Francesco.
Sono stati tre anni di “umiltà, condivisione e cura”, usando le stesse parole con cui monsignor Isacchi ha avviato il suo primo anno pastorale da arcivescovo e consegnate alla comunità di Monreale come impegno comune verso cui tendere nella consapevolezza che “ciascuno di noi è parte di un corpo che non può funzionare senza le altre membra, viviamo il nostro servizio tenendo presente sempre la totalità del corpo: non è sufficiente che io faccia la mia parte, non posso stare tranquillo se le mie attività funzionano. Per il benessere del corpo è necessario che tutti siano messi in grado di svolgere la loro funzione”.
E questa funzione può essere espletata al meglio, così come ha fortemente rilanciato nei suoi messaggi in questi tre anni monsignor Isacchi, uscendo dall’egoismo, dall’autoreferenzialità per percorrere vie di vita nuova, la via del prendersi cura testimoniando la fede cristiana, rendendola presente nelle nostre azioni, nelle nostre parole e nelle nostre scelte.
Così nei diversi tempi di Quaresima, in cui la comunità dei fedeli è stata da lui guidata nella riflessione, è sempre arrivato l’invito a un cammino di vita nuovo, un cammino che chiede a ognuno di camminare con le proprie gambe, riscoprire le proprie qualità, ripensando la vita come itinerario spirituale. Il cammino di vita, come ha più volte ribadito monsignor Isacchi, non deve essere esteriore, ma soprattutto interiore.
L’invito nelle sue parole alla conversione, al Dio con noi, a una vita fatta di amore, carità e alla speranza sono stati moniti concreti e vivi sempre rivolti in più occasioni all’intera comunità diocesana. Ma anche il continuo richiamo a vivere il Vangelo per essere costruttori di un mondo nuovo ha caratterizzato l’azione pastorale di monsignor Isacchi, che ha rilanciato così i valori di pace, amore, giustizia, rispetto, responsabilità e servizio nelle diverse iniziative da lui promosse. Particolarmente intensa è stata poi in questi anni la sua spinta a tutti a vivere la fraternità, con l’invito a essere uomini e donne di speranza.
“Il cammino di fede – ha affermato con forza più volte monsignor Isacchi – non deve essere solo spaziale e geografico, ma soprattutto esistenziale, l’esistenza intera va intesa come un cammino verso la comunione con il Dio vivente”. E proprio in questo anno in cui si celebra il Giubileo della Speranza monsignor Isacchi ha richiamato questo cammino di conversione attraverso le opere di misericordia, riconoscendo Cristo nella quotidianità.
Non è mancata in questi tre anni anche una grande attenzione da parte dell’arcivescovo Isacchi rivolta alla cura e alla tutela della cattedrale di Monreale con i vari interventi realizzati e già portati a termine iniziando dal restauro dell’abside di San Pietro, passando per il restauro dei mosaici fino alla realizzazione del nuovo impianto di illuminazione che li ha riportati alla loro luce originaria.
Incessante è stato, infine, il suo impegno a promuovere l’unità della Chiesa diocesana, percorrendo la strada della fraternità nella consapevolezza, utilizzando le parole dello stesso arcivescovo, che “la vita è dono, la fede è dono, ogni vocazione è dono”.








